Milano Le anticipazioni fornite da Palazzo Chigi della prima manovra del Conte bis non piacciono e trovano più critici che difensori. Tra i più accesi a contestarla Mariastella Gelmini, capogruppo a Montecitorio di Forza Italia.
Onorevole proprio non le piace questa manovra?
«Da quando sono in Parlamento ne ho viste tante di manovre, ma una manovra di cui nessuno ne vuole rivendicare la paternità è la prima volta che la vedo».
Intende dire che i partiti della coalizione di governo non ne sono convinti?
«Mi stupisce soprattutto il Partito democratico e il suo assoggettarsi al giustizialismo dei grillini».
Entriamo nello specifico. Cosa non va di questa manovra?
«Questa manovra è riassumibile in tre parole: tasse, spesa pubblica e giustizialismo tributario. Tutto quello che non serve al nostro Paese».
Quale secondo lei l'aspetto più pericoloso?
«Semplicemente che gli italiani si troveranno a pagare 5 miliardi di tasse in più. Con il rischio che anche i contribuenti onesti si trovino ad affrontare un procedimento penale. Tasse e manette: non mi sembra una grande idea».
Eppure il governo continua a vantare di aver fatto il contrario dando più fondi alle famiglie, colpendo il gioco d'azzardo e conservando - per esempio - la cedolare secca al 10 per cento.
«Però la plastic tax non l'hanno ritirata, così come l'imposta sulle bevande zuccherate. E queste sono tasse che alla fine pagheranno le famiglie e non solo loro. E il taglio delle detrazioni è di fatto un aumento delle tasse».
Perché «non solo loro»?
«Le faccio l'esempio della plastic tax. Dietro questo balzello c'è un settore che rischia di essere messo in ginocchio. Non è vero che questa imposta aiuterà a difendere l'ambiente ma soltanto a mortificare un settore produttivo. Gli imprenditori già pagano un'imposta a Conai (il consorzio degli imballaggi, ndr). E quindi questa sarebbe una doppia tassa che finirebbe per alzare i prezzi al consumo e quindi andrebbe automaticamente a pesare sui bilanci familiari».
Avete un'idea di quale potrebbe essere la cifra?
«Le famiglie andranno a pagare una media di 109 euro l'anno. Insomma i contribuenti saranno vittime di una serie di tasse occulte».
Non crede che la lotta al contante possa essere un valido sistema per contrastare l'evasione?
«La lotta al contante è una stupidaggine. È il solito cedimento della sinistra verso il giustizialismo grillino. Vogliono, insomma, imporre uno stile di vita che non è giusto imporre».
Ci sono delle criticità in questa strategia oppure la vostra è soltanto una battaglia di principio?
«Prima di obbligare commercianti e artigiani a dotarsi del Pos, il governo avrebbe dovuto convincere le banche a togliere le commissioni. E, visto che non c'è riuscito, ora sarà lo Stato stesso a pagare quelle commissioni. Alla fine insomma saremo noi cittadini a farlo».
Altra tassa occulta quindi.
«Questo governo si dimostra forte con i deboli e debole con i forti. L'evasione fiscale non si combatte impedendomi di pagare il caffè al bar con le monete, non le pare?»
E cosa suggerirebbe a Gualtieri e Conte?
«Da anni ripetiamo che ci vuole una riforma seria e strutturale del Fisco e ora ci batteremo anche per introdurre il tetto fiscale in
Costituzione. E comunque la prima urgenza è mettere più soldi in busta paga ai lavoratori da subito. Tagliando il reddito di cittadinanza potremmo dare a 10 milioni di lavoratori una mensilità in più. Non le mancette del governo».
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