Roma - I commenti ufficiali vanno dalla negazione (Il premier Giuseppe Conte parla di previsioni «pregiudizialmente negative») al rassicurante (il ministro dell'Economia Giovanni Tria assicura che nelle stime non si è tenuto conto della mini ripresa di inizio anno).
Ma dietro le quinte, dentro i due partiti di maggioranza resta la voglia di passare il testimone a qualcuno che risparmi a M5s e Lega l'alternativa tra una manovra impopolare o una sessione di bilancio politicamente esplosiva.
È l'ipotesi che circola da qualche giorno, quella di un governo tecnico che si insedi dopo le europee e approvi la legge di bilancio, magari aumentando l'Iva come raccomanda la Commissione europea, e prepari il terreno per un dopo che è politicamente tutto da definire, ma che sul fronte dei conti pubblici sarà un po' più sereno. Scenario smentito ufficialmente dai vertici dell'esecutivo, in particolare dal vicepremier Luigi Di Maio.
Ufficialmente la scommessa resta quindi quella di un Parlamento europeo profondamente mutato dopo le elezioni del 25 maggio. Una maggioranza alternativa capace di esprimere una Commissione più amica del governo italiano. Nelle mappe cognitive della maggioranza, sarà più tollerante.
Ma a Bruxelles si fa notare come certi cambiamenti li decida il Consiglio europeo, l'organismo che rappresenta gli stati. Che di stati schierati con l'Italia non ce n'è nessuno. Nemmeno un premier vicino ai sovranisti come il cancelliere austriaco Sebastian Kurz.
Dalle cifre della Commissione Juncker, per quanto in uscita, insomma, non si scappa.
I cinquestelle parlano di cifre «farlocche» per colpire il governo. Per il premier Conte, «sono valutazioni ingenerose». Il ministro dell'Economia Tria ha assicurato che «c'è corrispondenza tra le nostre previsioni e quelle della Commissione, anche se in quelle di Bruxelles c'è un leggero minor ottimismo».
Ed è vero che quest'anno potremmo cavarcela con una correzione mini. Potrebbero bastare i due miliardi di tagli alle spese già previsti dal Def.
Il problema è il 2020, con il suo aumento del deficit strutturale che allontana l'Italia dall'obiettivo europeo dell'1,8%. Necessaria una manovra da 30 miliardi, senza contare nessuna misura extra.
Se Matteo Salvini vorrà veramente presentare la flat tax al consiglio dei ministri di oggi, mettendola in agenda per la prossima legge di Bilancio, al conto si aggiungono altri 14 miliardi. Con le spese obbligatorie si sfiorano i 50 miliardi.
In questo scenario è scontato l'aumento dell'Iva, che nella versione integrale, quella prevista dalla ultima legge di Bilancio porta le due aliquote principali dal 10% al 13% e dal 22% 25,3% e vale 23,1 miliardi. Il resto non potrebbe che essere affidato a tagli della spesa (anche questi chiesti dalla Commissione), che non potranno che incidere sui servizi. Difficile ottenere molto dal taglio delle spese fiscali.
Poi c'è il debito pubblico. Il governo non ha raggiunto l'obiettivo di riduzione (come i predecessori) e mancherà anche il target dell privatizzazioni per il 2019: 18 miliardi.
L'esecutivo gialloverde dovrà dire a Tria come rispondere alla lettera che presto arriverà da Bruxelles con una richiesta di chiarimenti sul debito.Uno scenario difficilissimo anche per un governo coeso. Un campo minato per una maggioranza divisa come quella che del governo Conte.
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