La manovra economica rischia di acuire le tensioni nel governo. Nella serata di oggi il Consiglio dei ministri si riunirà per parlare della nota di aggiornamento del Def. E ieri si sono delineati due fronti all'interno dell'esecutivo: quello politico, pronto a chiedere uno sforamento del rapporto deficit/pil del 2,4%, e quello economico, con il ministro Giovanni Tria intenzionato a far rispettare il più possibile i paletti posti dall'Europa, che chiede al massimo l'1,6%.
"Le cose si fanno o non si fanno. Non ho intenzione di tirare a campare", dice duro stamattina Luigi Di Maio, "È inutile portare avanti questo governo per tirare a campare. È chiaro che ci sono vedute differenti. Bisogna superarle per continuare come governo".
E torna all'attacco: "Non credo che il Pil possa essere il solo indice di benessere", sottolinea, "Le forze politiche, guardando solo ai numerini e non ai cittadini, si sono autodistrutte. Non ci preoccupa il dibattito con Bruxelles: ci sembra di capire che un po' dappertutto sia superata l'idea delle politiche di austerità".
Poi però assicura che nessuno mette in discussione il ministro dell'Economia: "Non c'è in programma nessuna richiesta di dimissioni", dice il vicepremier del M5S.
"Se Tria non è più nel progetto, troveremo un altro ministro dell'Economia", ha intanto detto Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera ad Agorà. Ma il sottosegretario del Carroccio alle Infrastrutture, Armando Siri, rassicura: "Non credo che il ministro Tria voglia venir meno al suo impegno e al suo lavoro in questo governo.
Poi, ognuno è libero di assumere le decisioni che vuole", ha detto, "Noi abbiamo un contratto Lega-Cinque Stelle, il ministro Tria lo ha letto prima di accettare l'incarico al Mef. Io penso che alla fine prevarrà il buonsenso, e prevarrà l'interesse generale degli elettori. Abbiamo bisogno di un cambio di passo, sennò non saremmo il governo del cambiamento"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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