C'è uno scenario politico, una previsione a medio termine, che Silvio Berlusconi ha illustrato ai leader europei con cui si è confrontato nei diversi incontri bilaterali andati in scena a Madrid, a margine del congresso del Partito popolare europeo. «Se il centrodestra non ritrova unità e leadership si rischia alle prossime Politiche di andare a un ballottaggio tra Renzi e Grillo, ballottaggio nel quale vincerebbe sicuramente Grillo».
Un ragionamento che fa da premessa all'invito successivo rivolto ai dirigenti azzurri e ai moderati tutti: lavorare alla ricomposizione del centrodestra. Perché - è il mantra ripetuto in ogni occasione utile - solo uniti si vince. Berlusconi per costruire l'unità deve fare subito i conti con tre nodi piuttosto intricati. Il primo è la «questione Roma». Lo scenario peggiore è quello che prevede la divisione del centrodestra e la presenza di più candidati. Per questo Berlusconi ha invitato tutti ad evitare fughe in avanti, anche sul nome di Alfio Marchini pure a lui gradito, e di lavorare a una soluzione condivisa. In sostanza, è stato il messaggio, cerchiamo di capire bene quali sono le intenzioni di Giorgia Meloni perché dividersi su una partita così importante non avrebbe senso. Tanto più con le date che circolano per le prossime Amministrative. Se davvero il governo decidesse di far tenere il primo turno il 12 giugno e il ballottaggio il 26 giugno, il rischio astensionismo aumenterebbe, favorendo così un elettorato più organizzato e militarizzato come quello del Pd. Sempre sul fronte del voto nelle città se per Milano Berlusconi ha invitato tutti a non mettere in circolo nomi in libertà perché di quella partita «voglio occuparmi io personalmente», per Torino iniziano a circolare alcuni ipotesi, come ad esempio quella del presidente dell'Ordine dei notai torinesi, Giulio Biino e del giovane capogruppo in Consiglio comunale, Andrea Tronzano, anche se non si esclude un coinvolgimento a sorpresa di un esponente delle grandi famiglie industriali della città.
Il secondo nodo è la gestione della manifestazione dell'8 novembre organizzata dalla Lega a Bologna. La decisione di Berlusconi di essere presente è stata dettata dalla necessità di non regalare agli avversari la fotografia di una coalizione divisa, proprio quando sta per partire la volata verso le Amministrative. Inoltre non avrebbe avuto senso lasciare spazio e visibilità a Salvini che avrebbe avuto gioco facile a rivendicare il candidato sindaco per Bologna. Bisogna, però, trattare su una formula che consenta a Berlusconi di essere in piazza da protagonista. Così come specularmente Salvini sa bene che la presenza del presidente di Forza Italia rischia di oscurarne la visibilità. Insomma i due si marcano stretti, ma potrebbero anche trovare il modo di trasformare la prima volta di un palcoscenico comune in un trampolino e in una grande occasione di rilancio per un centrodestra unito. Ieri il segretario della Lega si è concesso una stoccata sul faccia a faccia Berlusconi-Merkel. «Chiunque collabori con lei non fa l'interesse dell'Italia». Salvini ha confermato che «Berlusconi ci sarà a Bologna, insieme alla Meloni e a una marea di gente».
Il terzo nodo è quello delle unioni civili.
Martedì ci sarà una riunione congiunta dei gruppi di Forza Italia per definire la linea. E si cercherà di trovare una sintesi tra chi ha sposato posizioni più liberal e chi - la maggioranza - contesta il ddl sulle unioni civili e soprattutto la stepchild adoption .- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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