
«Che urge, pressante; che richiede pronta soluzione, o immediato, eseguito al più presto». Sebbene il dizionario Treccani lo definisca in questo modo, l'aggettivo «urgente» in Italia ha un altro significato. Soprattutto quando si parla di lavori pubblici, strade da sistemare, viadotti da mettere in sicurezza, ponti da risanare. La burocrazia, la negligenza e la superficialità non hanno una scadenza. Così come evidentemente non ce l'hanno tutta una serie di interventi per mettere al sicuro i cittadini. Qualche esempio? Il risanamento del ponte Neto sulla SS 106, la statale Jonica, è iniziato nell'aprile 2015 ma lo stato di avanzamento è fermo al 34,66%.
Sempre in Calabria, il viadotto Petrace sulla statale 18 avrebbe dovuto essere ultimato tre giorni fa, invece tutto è slittato. Stesso discorso per i lavori di risanamento strutturale e di sostituzione delle barriere di sicurezza del viadotto Morello dell'A19 in Sicilia dove la messa in sicurezza era addirittura cominciata il 19 gennaio 2012. Lo stato di avanzamento dei lavori è piantato al 4,76%. In Campania il viadotto Cristoforo sulla statale 18 presenta ancora la dicitura lavori in corso nonostante il cantiere sia stato affidato alle imprese un anno e mezzo fa.
Dati allarmanti, contenuti in un documento pubblicato sulla sezione trasparenza del sito dell'Anas e aggiornato al primo marzo 2017. Quarantasette pagine in cui vengono elencati gli incarichi tecnici conferiti a dipendenti interni dal 16/12/2014 al 30/06/2015 con tanto di numero di appalti e data di inizio. Ma nella maggior parte dei casi non c'è la data finale sebbene quasi tutti i lavori rechino nell'oggetto la voce «urgente».
Qualche altro esempio? Lavori urgenti per la messa in sicurezza di pendici stradali ricadenti sulla SS 4, la Via Salaria, dissestata in conseguenza degli eventi alluvionali di novembre-dicembre 2013. Data inizio: 6 febbraio 2015. La fine? Non pervenuta.
Dal documento emerge che sono fermi anche i lavori di risanamento del cavalcavia all'autostrada A14 (la stessa in cui è accaduta la tragedia di Camerano) sito sulla S.S. 76. Data inizio marzo 2015, data fine non segnalata.
Addirittura, il primo gennaio 2015 ha avuto inizio l'incarico per «lavori urgenti di prima sistemazione e messa in sicurezza della pavimentazione nei tratti gravemente ammalorati caratterizzati da fessurazioni, buche diffuse e distacchi di conglomerato bituminoso con conseguente pericolo per l'utenza stradale dal chilometro 757+000 al chilometro 776+000 della SS 16». Ma il pericolo per i viaggiatori probabilmente non è così elevato se ancora non c'è contezza del termine dei lavori. Per la messa in sicurezza della Galleria Caralte della SS 51 di Alemagna vi sono tre appalti con data iniziale 13 aprile 2015, ma non è dato sapere a che punto siano i lavori. E la lista è lunga e potrebbe continuare. Alcuni incarichi invece siano stati risolti nel giro di due-tre mesi.
I motivi di questo «caos calmo» sono svariati. Il Contratto di programma con il ministero delle Infrastrutture, che avrebbe permesso all'Anas di ricevere finanziamenti statali con durata quinquennale e non anno per anno riuscendo così a programmare meglio gli interventi, è stato bloccato dal ministero dell'Economia sebbene fosse previsto nella legge di Stabilità 2016.
Poi c'è la burocrazia che sta bloccando cinque grandi cantieri per la manutenzione di strade, ponti e cavalcavia. Motivo? Non arrivano le firme amministrative per sbloccare i 6,6 miliardi di euro a disposizione dell'Anas per il quinquennio 2016-2020. Come se non bastasse, tutte le altre opere da progettare, autorizzare e appaltare, per un valore di 12 miliardi di euro, sono ferme, fin dalla fase iniziale dei progetti.
Se a ciò si aggiunge il fatto che il 40% delle infrastrutture gestite dalla società pubblica ha più di 35 anni e che l'Ispra ha censito 6.180 punti di criticità sulle principali strade e mezzo milione di frane, ecco che il quadro diventa ancora più emergenziale.