Al Maradona e in strada, non al lavoro. Una domenica a rischio assenteismo

Si teme un picco di certificati. Ma l'Inps: "Nessun segnale"

Al Maradona e in strada, non al lavoro. Una domenica a rischio assenteismo

Un picco dei certificati di malattia? E chi può saperlo. La grande domenica incombe su Napoli ma nessuno si pone la domanda delle domande, insieme maligna e scontata: non è che la città resterà paralizzata? Non è che si daranno malati, in ordine sparso, camerieri, netturbini, infermieri, vigili e tranvieri? Un quesito malizioso, ma all'Inps, che ha lunghe antenne nella società, la prendono con filosofia: «L'eventuale aumento dei certificati - spiega il direttore vicario della Campania Ciro Toma - lo verificheremo nei prossimi giorni, perché il sistema assegna in automatico, in base al numero dei certificati ricevuti, le visite fiscali di controllo. Ma attenzione: non abbiamo segnali in tal senso. Noi abbiamo rapporti con le associazioni degli imprenditori, dei commercianti, degli artigiani e altre ancora ma nessuno ha segnalato finora nulla di anomalo».

Tutto procede come fossimo in un week end qualunque, e invece siamo alla vigilia di una giornata che, fatti i debiti scongiuri, potrebbe essere incorniciata e messa fra i ricordi da tramandare a figli e nipoti.

La macchina dei certificati non verrà interrogata, nessuno si è attrezzato per scongiurare eventuali epidemie virtuali. «D'altra parte - prosegue Toma - non è questa la nostra filosofia. Il nostro problema è far risparmiare qualcosa alle casse dello Stato, contenere le spese e per questo di solito mandiamo le visite fiscali per chiudere patologie che sulla carta sembrano essere molto lunghe. Insomma, verifichiamo che la malattia non sia stata sopravvalutata con dispendio di pubblico denaro, ma in generale interveniamo di meno davanti a periodi di assenza brevi, magari compresi nei canonici tre giorni. Noi dobbiamo preoccuparci degli interessi della comunità e dunque cerchiamo di impiegare al meglio le forze a disposizione».

I camici bianchi vengono sguinzagliati soprattutto per sforbiciare interminabili degenze sul divano, costosissime per la comunità. Anche perché è improbabile che un professionista contraddica frontalmente chi l'ha preceduto stilando la diagnosi: dunque, la regola, a meno che l'interessato non si faccia trovare al suo domicilio, è quella di accelerare nei limiti del possibile il rientro in ufficio o in fabbrica.

Roberto Bafundi, numero uno dell'Inps a Napoli, è altrettanto tranquillo: «Al momento non c' è nulla di strano. Sa, i napoletani aspettano questo evento da troppi anni e quindi non vogliono tirare la fortuna per la giacchetta. Meglio aspettare con calma. E poi c'è, almeno per il pubblico, un altro deterrente non da poco: chi si ammala vede decurtata l'indennità giornaliera, insomma guadagna di meno. Già oggi registriamo persone che non stanno bene ma per non perdere i soldi ricorrono alle ferie. Non credo che domenica ci saranno diserzioni di massa, fra le diverse categorie chiamate a prestare la propria opera in prima linea».

In ogni caso, spiegano a Napoli, non ci sono strumenti per fronteggiare una eventuale, improbabile fuga di massa.

Ci sarebbero solo più visite fiscali nei giorni successivi, con tutti i limiti di un'operazione del genere: tanto per cominciare l'ulteriore blocco del 1° maggio, che già riduce ai minimi termini le attività produttive, e poi l'esiguità della task force schierata dall'Inps, formata in gran parte da dottori convenzionati che hanno anche altri ruoli.

Nessuna allerta per ora o piano di emergenza. In attesa che tutti indossino la maglia o la sciarpa azzurra dei campioni. Poi si vedrà.

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