Marcello Pera, l'amico laico di Ratzinger che guidò il Senato. Può avere i voti di Renzi

Marcello Pera, l'amico laico di Ratzinger che guidò il Senato. Può avere i voti di Renzi

Berlusconiano della prima ora (il 1994), l'apice politico di Marcello Pera è la presidenza del Senato raggiunta nel 2001, alla sua seconda legislatura da senatore con Forza Italia. Filosofo, accademico di area liberale, Pera nasce come un laico ma negli ultimi anni si avvicina al cattolicesimo grazie al magistero di Joseph Ratzinger, con cui ha un legame di amicizia e sintonia di pensiero (hanno scritto insieme un libro, Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam), mentre è molto critico sul pontificato di Bergoglio. Dopo il 2013, quando finisce la sua carriera parlamentare, Pera torna ai suoi amati studi, ma sempre con la politica sullo sfondo. Nel 2016, insieme ad altri padri nobili di Fi come Giuliano Urbani si schiera per il Sì al referendum costituzionale lanciato da Renzi. Presiede il comitato «Liberi Sì» per radunare «tutti quei liberali, democratici, popolari, che ritengono che il referendum sia l'occasione preziosa e irripetibile per rendere le nostre istituzioni più efficienti, più snelle, più trasparenti». Il referendum finisce male, come noto, ma quella posizione di Pera potrebbe ora servire per raccogliere i voti di Italia viva. Nel 2018 è stato nominato dall'allora premier Giuseppe Conte presidente del «Comitato storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale».

La genesi politica di Pera in realtà è negli anni '80 con il Psi. Nel 2004 andrà ad Hammamet in visita alla tomba di Bettino Craxi, da lui definito un «patrimonio della Repubblica», che appartiene alla «storia della sinistra italiana». Poi agli inizi degli anni '90 si schiera con i magistrati nella lotta alla corruzione politica, mentre negli anni successivi prende le distanze da quello che definisce il «giustizialismo dei giudici». Nel 2001, prima di essere nominato presidente del Senato, si fa il suo nome per il ministero della Giustizia. Per il quale ha un programma immediato: far fuori la scrivania che fu nel 1946 del Guardasigilli comunista Palmiro Togliatti (l'anticomunismo è un altro pilastro del suo pensiero).

Filosofo e pensatore, ma anche abile tessitore di rapporti. Dietro la sua candidatura c'è una rete che va da Denis Verdini, a Salvini (anche per il tramite della leghista toscana Susanna Ceccardi), a Franceschini e Luca Lotti nel Pd, a Di Maio e Conte con cui si è sentito.

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