Marcia indietro della maggioranza ma tempi incerti per l'approvazione del ddl

RomaNiente bavaglio alla stampa. E soprattutto niente carcere per i cronisti. Ieri, durante il dibattito in Aula sul ddl di riforma del processo penale, è arrivato l'atteso passo indietro della maggioranza. L'emendamento che aveva fatto infuriare parte del mondo politico e gli operatori dell'informazione è stato a suo volta emendato, almeno nella parte che prevedeva il carcere per chi diffonde registrazioni prese in «maniera fraudolenta». Il cosiddetto «emendamento Pagano» (dal deputato dell'Ncd che aveva firmato la modifica dello specifica fattispecie all'interno del disegno di legge) è stato superato da una correzione che porta la firma di due deputati del Pd: Walter Verini e Davide Ermini (quest'ultimo all'interno della segreteria del partito ha proprio la delega sulla giustizia). La variazione riguarda proprio il delicato tema degli «ascolti». Questo emendamento, dunque, sostituisce la norma contenuta nella legge delega con una precisazione importante: verrà punita penalmente la diffusione di registrazioni di conversazioni (anche telefoniche) ottenute al solo scopo di perpetrare una frode.

Insomma la punibilità viene così esclusa quando le registrazioni o le riprese video sono utilizzate nell'ambito di un procedimento amministrativo o giudiziario o del diritto di cronaca. «Un'altra proposta emendativa - aggiunge lo stesso Ermini (Pd) - chiarisce le norme sul rinvio a giudizio: il pm ha tre mesi di tempo, dopo l'avviso di conclusione delle indagini, per decidere se chiedere l'archiviazione o esercitare l'azione penale. In questo modo, stabilendo una certezza dei tempi, intendiamo anche limitare la prescrizione dei procedimenti. Questa norma, infine, sarà valida solo per i procedimenti avviati dopo l'entrata in vigore della legge». Resta ora il nodo dei tempi di approvazione di questa riforma del processo penale, suddivisa in 34 articoli. In ambienti parlamentari si prevede che il testo possa essere licenziato in prima lettura dopo la pausa estiva, mentre il ministro Andrea Orlando si mostra più ottimista e auspica una «tempistica» che consenta di arrivare «al voto definitivo prima della pausa estiva». Il Guardasigilli, da Milano, prova a spegnere le polemiche. «Non c'è alcuna volontà da parte della maggioranza di colpire la stampa». Le correzioni intervenute servono per fare chiarezza, spiega, sui caratteri delle attività davvero fraudolente.

Le correzioni in corsa, però, non bastano a placare, a Montecitorio, le opposizioni. Il Movimento 5 Stelle se la prende proprio con la legge delega in sé. «Oggi il governo delega se stesso - tuona Giulia Sarti (M5S) - a cambiare le norme senza dire al Parlamento cosa sta facendo. È pura dittatura renziana». Non meno duro Renato Brunetta. «Il problema - spiega il presidente dei deputati di Forza Italia - è l'uso e l'abuso che si è fatto e che si continua a fare delle intercettazioni». Anche Scelta civica si mostra critica e difende il cosiddetto «emendamento Pagano». «Siamo certi - spiega Giulio Sottanelli (Sc) - che il testo possa essere migliorato per tutelare il diritto di cronaca. Ma è altrettanto necessario vietare e punire adeguatamente la diffusione di registrazioni effettuate con la frode per distruggere la vita delle persone».

Più incisivo ancora l'ex Guardasigilli ed ex presidente della Consulta Carlo Maria Flick che alla vigilia del dibattito aveva sentenziato: «Le intercettazioni? Sono utili se indispensabili. Altrimenti non sono giustificate».

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