L'irruzione dell'inchiesta giudiziaria non ha inciso in alcun modo sulla nascita della nuova Mediobanca. Ieri l'assemblea straordinaria di piazzetta Cuccia ha votato per l'inclusione nel gruppo Montepaschi e l'allineamento della chiusura dell'esercizio sociale al 31 dicembre (Mediobanca ha sempre avuto un esercizio sfalcato, che chiude al 31 marzo). All'assemblea, poco più che una mera formalità, ha partecipato l'89,69% del capitale. I punti all'ordine del giorno sono stati approvati con il 99,99% delle preferenze, con una sparuta contrarierà di 12mila azioni (lo 0,002%). Si tratta di un passaggio scontato, ma che segna a suo modo uno spartiacque: la passata disposizione del calendario finanziario del gruppo era stata decisa proprio dal fondatore Enrico Cuccia, che aveva stabilito nella data del 28 ottobre quella designata per l'assemblea annuale degli azionisti. La stessa della marcia su Roma.
Ieri, di fatto si è chiusa un'epoca con la nuova Mediobanca che si allinea alle prassi del suo nuovo proprietario. L'amministratore delegato Alessandro Melzi d'Eril e il presidente Vittorio Grilli risultano già pienamente al lavoro per la nuova fase dell'istituto, che continuerà ad avere una propria identità pur essendo incluso nel gruppo Montepaschi. I lavori continueranno sottotraccia, in attesa che l'amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, metta a punto il nuovo piano industriale che sarà presentato alla Banca centrale europea entro il prossimo marzo.
Al momento in cui si scrive, a Siena non risulta ancora convocato un consiglio d'amministrazione straordinario per prendere atto dell'inchiesta. Il numero uno di Mps, che ha affidato la sua difesa all'avvocato Giuseppe Iannaccone, continuerà a lavorare anche perché l'aver ricevuto un avviso di garanzia non comporta la perdita dei requisiti di onorabilità. Lovaglio dovrebbe pertanto continuare a tenere le redini della banca per un altro mandato, quando l'assemblea dei soci di Montepaschi sarà chiamata a rinnovare il suo consiglio d'amministrazione in primavera.
Ammesso che l'inchiesta sulla scalata giunga mai a qualcosa, i destini di Generali non sembrano poter subire cambiamenti di rilievo. Il nuovo azionista di controllo di Mediobanca - che non è oggetto di indagine - andrà avanti nei suoi progetti ed eserciterà un'influenza anche sulla compagnia assicurativa.
Secondo le indiscrezioni del Il Giornale, l'esperienza di Philippe Donnet (e del presidente Andrea Sironi) alla guida di Generali potrebbe essere agli sgoccioli nonostante il top manager abbia incassato la riconferma appena la scorsa primavera quando ancora la vecchia Mediobanca tirava le fila. Tutto sarà più chiaro il 19 dicembre, ovvero quando il cda del Leone dovrebbe decidere per uno stop all'operazione con i francesi di Natixis tanto voluta da Donnet.