Cresce la tensione nei Caraibi. Nelle ultime settimane almeno 65 persone sono state uccise in 15 attacchi degli Stati Uniti contro presunte navi del narcotraffico nel Mar dei Caraibi e nel Pacifico orientale, suscitando critiche da parte dei governi della regione. L'ultimo blitz aereo, sabato, ha colpito una "nave che come tutte le altre era nota alla nostra intelligence per essere coinvolta nel traffico illecito di stupefacenti", ha spiegato il capo del Pentagono Pete Hegseth, confermando che "tre narcoterroristi di sesso maschile erano a bordo e sono stati uccisi". Il dipartimento di Giustizia peraltro ha comunicato al Congresso che il presidente Donald Trump può legittimamente continuare i suoi raid in America Latina poiché non sono vincolati dalla War Powers Resolution del 1973, che richiede l'approvazione del parlamento per proseguire operazioni militari ostili oltre il termine di 60 giorni (che scade oggi).
Secondo la legge approvata all'indomani della guerra del Vietnam, il comandante in capo deve ottenere luce verde da Capitol Hill per condurre azioni militari prolungate, ma T. Elliot Gaiser, capo dell'ufficio di consulenza legale del dicastero, ha spiegato come l'amministrazione non ritenga che tali attacchi rientrino nella definizione di "ostilità" prevista. "Anche nella sua interpretazione più ampia, è sempre stata intesa come riferita al dispiegamento di membri delle forze armate statunitensi in situazioni di pericolo", ha sottolineato, precisando che nel caso specifico i soldati americani non corrono pericoli visto che le imbarcazioni vengono colpite per lo più da droni lanciati a grande distanza da navi militari. Nel frattempo, il corpo dei Marine ha condotto esercitazioni di sbarco e infiltrazione a Porto Rico. Il Comando Sud degli Stati Uniti ha pubblicato un messaggio su X accompagnato da un video in cui si segnala che la 22esima Unità di Spedizione dei Marine ha realizzato "operazioni di addestramento" nell'isola caraibica: il filmato mostra un mezzo anfibio che trasporta truppe, veicoli e attrezzature impegnato in un'operazione supportata da diversi elicotteri dai quali i militari si esercitano negli sbarchi.
E l'esercito Usa sta pure ammodernando una ex base navale della Guerra Fredda da tempo abbandonata, sempre a Porto Rico, suggerendo preparativi per operazioni prolungate contro il Venezuela. L'attività di costruzione presso l'ex base di Roosevelt Roads, chiusa più di vent'anni fa, era in corso il 17 settembre, quando le squadre hanno iniziato a liberare e riasfaltare i raccordi che conducono alla pista. La base occupa una posizione strategica e offre ampio spazio per l'ammassamento di equipaggiamenti, come ha riferito un funzionario statunitense a Reuters. Gli Stati Uniti stanno poi ampliando le infrastrutture presso aeroporti civili a Porto Rico e Saint Croix, nelle Isole Vergini americane, che si trovano a circa 800 chilometri dal Venezuela. Stando a tre funzionari militari Usa e tre esperti marittimi citati dall'agenzia, le nuove costruzioni indicano preparativi che potrebbero consentire alle forze armate americane di condurre operazioni all'interno del Venezuela. "Tutte queste mosse sono pensate per far tremare il regime di Nicolas Maduro e i generali che lo circondano, nella speranza di creare delle fratture interne", ha fatto sapere Christopher Hernandez-Roy, senior fellow presso il Center for Strategic and International Studies di Washington.
Sulla tensione tra Washington e Caracas è intervenuto anche il Cremlino, affermando che la Russia è
interessata a garantire che la situazione rimanga "pacifica". "Non vogliamo che sorgano nuovi conflitti nella regione - ha detto il portavoce Dmitry Peskov - Il mondo è già pieno di conflitti. Non ne abbiamo bisogno di nuovi".