RomaCosta caro al Comune di Roma la presenza della città stato del Vaticano all'interno del suo territorio. Così sembrerebbe, secondo il calcolo della speciale commissione per la razionalizzazione della spesa di Roma Capitale presieduta dal grillino Daniele Frongia. Si tratterebbe di 440 milioni di euro all'anno. Mica bruscolini. In conto pellegrini, santi, beati, permessi, facilitazioni. Tra beni e servizi offerti al Vaticano si va dalle esenzioni Imu (Ici, Tares, Tarsi), ai «servizi appaltati in convenzione a organizzazioni cattoliche», dai «cambi di destinazione d'uso», ai «contributi per l'edilizia di culto» (oneri di urbanizzazione secondaria). E poi spese straordinarie in occasione di «importanti eventi cattolici». Come la beatificazione di Wojtyla e la successiva proclamazione a santi di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo II il 27 aprile 2014. Infine i capitoli «consumi energetici della Città del Vaticano» accanto agli «sconti per l'accesso a Ztl alle auto targate CV». Spiega il consigliere M5S Frongia: «Abbiamo intrapreso questo percorso dal momento che abbiamo scoperto che non esisteva una stima dei costi sostenuti dai romani per i servizi forniti al Vaticano; ciascun costo è stato calcolato sulla base di stime già fatte, contenziosi aperti con le varie aziende, analisi dei bilanci e analisi dei contatti di servizi, per un totale di 400 euro all'anno donati da ciascuna famiglia». Frongia annuncia a breve un approfondimento normativo «per districarsi in quel limbo costituito dalle norme sull'extraterritorialità e i Patti Lateranensi».
Sul reale valore dell'ex Ici sui
beni della Chiesa in tutta Italia da molti anni va avanti un balletto di cifre. Secondo il giornale della Cei «Avvenire» l'esenzione dell'Ici alla Chiesa non varrebbe miliardi di euro, ma forse anche meno di 100 milioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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