Roma, Marino non molla e attacca il centrodestra: "Se ne torni nelle fogne"

Ma ad ascoltare il sindaco alla Festa de l'Unità non c'erano più di mille persone

Roma, Marino non molla e attacca il centrodestra: "Se ne torni nelle fogne"

“Io non posso fare un passo indietro perché non sono stato eletto dai capibastone. Resto fino al 2023”. Ignazio Marino, intervenendo alla Festa de l'Unità di Roma, risponde così all'esigua folla di sostenitori che lo invitano a non mollare.

Non più di mille persone riunite nell'ampio spazio verde del Parco delle Valli nel periferico quartiere di Montesacro. Sono gli irriducibili del sindaco, per la maggior parte dei ferventi antirenziani. Una romana di mezza età spiega: “Io sono venuta per lui, guai a chi me lo tocca Marino. Se lo mandano via io gli riporto le ultime 8 tessere. Quello (Renzi ndr) non è stato eletto da nessuno, lui è stato votato dai romani. Stavolta mi sentono proprio”.

È il popolo della sinistra che si spella le mani quando il sindaco, riferendosi agli uomini della destra romana che hanno sostenuto la giunta Alemanno, tuona: "Se scriverò un libro nel 2023 su quello che ho visto dovrei iniziare con una frase di Blade Runner: Ho visto cose che voi umani non avete visto mai. Perché queste sono le rovine che ci ha lasciato questa destra che ora si erge a baluardo morale di questa società. Ma non hanno vergogna? Perché non tornano dalle fogne da cui sono venuti? E la smettano questi eredi del nazifascismo di dare lezioni di rigore e democrazia a noi". Marino riecheggia lo slogan antifascista degli anni '70: “fascisti carogne, tornate nelle fogne” e si prepara a una lunga e, ormai sempre più probabile, campagna elettorale in solitaria. L'unico leader nazionale presente sul prato verde di Parco delle Valli è Matteo Orfini che segue il discorso di Marino sul lato destro del palco e si dice convinto che ora, ristabilita la legalità, la fase di rilancio della giunta sarà più agevole. Le acque dentro il Pd romano, però, sono ancora agitate e molti militanti dei circoli definiti da Fabrizio Barca “inquinati” lo fermano per chiedere delucidazioni. Alcuni esponenti renziani del partito capitolino sono in fibrillazione, non hanno sostenuto Marino nel 2013 e ora le loro dichiarazioni ufficiali sono solo di facciata. In privato ammettono: “Effettivamente la Polverini non è mai stata indagata eppure si è dimessa...”.

Marino, per ora, non intende farlo e con un monologo di circa un'ora rivendica il lavoro fatto come la chiusura di Malagrotta e la pedonalizzazione dei Fori Imperiali. Annuncia l'apertura di nuove tratte della Metro C e infila una sfilza di verbi al futuro come se credesse veramente che governerà fino al 2023. Il sindaco non rinuncia, infine, a polemizzare con Gianni Alemanno lanciandogli una grave accusa: “"Ero all'inizio del mio mandato, una sera ricevo una telefonata del mio predecessore che mi consiglia due nomi per i consigli di amministrazione che stavamo cambiando e mi chiede 'ma il Pd non ti ha parlato?'. E io gli ho risposto: No, il Pd non mi ha parlato perché adesso non c'è il Pd che hai conosciuto tu. E di questo ringrazio Matteo Orfini".

A stretto giro arriva la replica dello stesso Alemanno che annuncia querela nei confronti del primo cittadino:"Ignazio Marino ormai è al delirio: si inventa telefonate che tra di noi non ci sono mai state, giunge all'insulto personale e utilizza un inconcepibile violenza verbale contro la destra".

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