E se il punto non fosse semplicemente che - com'è legittimo che sia - Draghi aspira ad andare al Quirinale? Che l'ex Bce ci tenga eccome a traslocare sul Colle, infatti, è ormai un dato acquisito. Ben noto perfino ai muri dei palazzi della politica romana, che di rumors ne hanno sentiti e ancora ne sentiranno. Dalla Camera al Senato, passando per Palazzo Chigi, non c'è infatti più nessuno che dubiti delle «ambizioni» quirinalizie di Draghi. D'altra parte, ci sta che il primo dei cosiddetti Ciampi boys (espressione coniata negli anni Novanta, oggi forse un po' boomer ma ormai codificata persino dalla Treccani) voglia seguire le orme di uno dei suoi maestri. Quel Ciampi che nel 1999 riuscì per primo nell'impresa di arrivare al Quirinale senza essere mai passato per uno scranno parlamentare. Un tecnico prestato alla politica, che - dopo 15 anni alla guida della Banca d'Italia, uno a Palazzo Chigi e tre al ministero di Tesoro e Bilancio - fu il primo capo dello Stato non parlamentare nella storia della Repubblica. Un record che Draghi non vuole solo eguagliare, ma pure superare. Se arrivasse al Colle, infatti, non solo condividerebbe con Ciampi la Banca d'Italia e il non aver mai seduto in Parlamento, ma sarebbe anche il primo premier che trasloca - volo in priority e senza scalo - da Palazzo Chigi al Quirinale. Un unicum assoluto.
Ma nelle conversazioni dei ben informati, ormai pure dei leader di partito sia di centrodestra che di centrosinistra, iniziano a prendere piede altri ragionamenti. Secondo cui Draghi sarebbe focalizzato sul Colle anche perché avrebbe ormai preso atto che lo scenario economico degli anni a venire lascia pochi margini di manovra. L'aumento delle materie prime continua implacabile, la Cina si muove sui mercati senza concedere tregua e l'Italia - con il suo debito pubblico ormai cronico - è uno dei punti deboli del sistema Europa. Non a caso, è di qualche giorno fa l'allerta dell'Eurogruppo, che ha invitato proprio l'Italia a tenere d'occhio i conti pubblici. Il tutto senza considerare il recente cambio della guardia a Berlino, dove si è insediato il nuovo cancelliere Scholz. Con Merkel, Draghi era forte di una consuetudine personale decennale. Mentre il nuovo corso in Germania rischia di cambiare gli equilibri europei, come lascia presagire la nomina a ministro delle Finanze del liberale Linder. Da tutti, infatti, è considerato un ortodosso rigorista.
E non a caso ha più volte citato l'Italia come «modello economico da non seguire».Per Draghi, insomma, si avvicina un 2022 difficile non solo politicamente ma anche sotto il profilo economico. Un combinato disposto che lo spinge ancora di più a tentare la scalata al Colle.
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