Roma Maurizio Martina avverte il fiato sul collo sia dei renziani che dei militanti e rallenta il cammino verso l'abbraccio con il M5s. Il segretario reggente del Pd non ingrana la retromarcia ma prepara l'inversione di rotta, dopo l'apertura a un governo con i grillini. L'ex ministro dell'Agricoltura, che con la mossa di avviare il dialogo con Luigi Di Maio puntava a smarcarsi da Matteo Renzi, rischia di ritrovarsi con il cerino in mano. E soprattutto teme di essere l'unico a dover pagare con le dimissioni lo scotto di una trattativa (fallita) col M5s. In direzione, convocata per giovedì 3 marzo, Martina non vuole arrivare alla conta. E soprattutto senza consumare uno strappo con Renzi: «Ho rispettato la scelta di dimettersi, l'ho trovata sofferta ma anche molto limpida e molto chiara e ora non lo tiro per la giacca. Credo che ci sia bisogno del suo punto di vista, del suo protagonismo e della sua forza. Ci mancherebbe che noi ci privassimo di un'opinione come la sua». Anche perché gli uomini del rottamatore preparano il Vietnam pur di ostacolare l'asse con il M5s.
Il primo segnale di insofferenza è arrivato con una lettera, sottoscritta da 50 dirigenti e quadri del Pd di Roma, in cui si chiede al reggente di non stringere alcun patto di governo i pentastellati. E altri focolai stanno arrivando da Milano. Non è un caso che Martina abbia precisato che l'ultima parola su una trattativa spetti alla base. Scenari di guerra che suggeriscono al reggente prudenza ma soprattutto la ricerca dell'unità. Una linea comune va trovata innanzitutto con Renzi, che oggi ritorna in tv, l'ultima apparizione la sera delle elezioni, per dettare le condizioni su cui avviare il dialogo con il M5s. Condizioni che puntano a ribaltare il tavolo, ponendo i dem in una posizione di forza nella trattativa. In pratica, l'opposto di ciò che ha fatto Martina. Posizione che impone al Pd di non rinnegare, in cambio di un paio di poltrone, l'operato dei governi Renzi e Gentiloni: «Io difenderò sempre il lavoro fatto dai governi Pd di questi anni che hanno portato l'Italia fuori da una grande crisi. Ci sono tante cose da fare ancora. Ora il tema è quello di sfidare i 5 stelle sui nostri temi e capire se esiste la possibilità di un'agenda condivisa» - ha commentato Martina a L'intervista di Maria Latella su SkyTg24 in onda ieri. Orgoglio e prudenza. Una linea che ha spinto Martina a chiarire come il passaggio in direzione sia utile solo a stabilire se sussistano margini per aprire una trattativa con grillini: «Il 3 maggio non dovremo decidere se fare o non fare un governo con M5s ma se iniziare un confronto, entrare nel merito delle questioni, capire se ci possono essere punti d'intesa. Siamo forze molto diverse e la strada è in salita. Ma i presunti vincitori del voto del 4 marzo non hanno offerto prospettive e ipotesi concrete per il Paese. Credo che, arrivati a questo punto, sia giusto capire se esiste la possibilità di un confronto».
Le uniche cartucce nelle mani del reggente sono il voto anticipato, che spaventa anche i renziani, e un eventuale governo del centrodestra. Cartucce che Martina proverà a giocare per mettere in salvo poltrona e unità del partito.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.