La maschera del "gigante buono"

La maschera del "gigante buono"

Esiste un mondo immaginario, dove a uccidere le donne sono solo mostri conclamati, pervertiti brutali e violenti, criminali recidivi che, quando vengono arrestati, sollevano l'inevitabile interrogativo: perché non lo hanno fermato prima? Poi c'è il mondo reale. Quello concreto dei fatti di cronaca, la sequenza feroce e intollerabile di uccisioni di donne senza colpa. In questo mondo, ad ammazzare non sono solo mariti violenti, compagni predatori. Accade che a uccidere siano anche gli uomini della porta accanto, quelli di cui fino al giorno prima tutti si fidavano. Massimo Sebastiani, che il 25 agosto ha ucciso vicino Piacenza Elisa Pomarelli, era uno di questi. Un chiuso, un eccentrico. Ma uno cui tutto il suo paese avrebbe lasciato le chiavi di casa. Ci si dovrebbe interrogare su come la ferocia si annidi in questi uomini: perché se non si capiscono i meccanismi delle persone, i fatti sono destinati a ripetersi. Camuffare la realtà, dipingere come belve notorie quelli che invece apparivano innocui, non è la strada più giusta né efficace per combattere questa battaglia. Eppure da quarantott'ore questo giornale è nel mirino di una campagna di odio incredibile, cui si è unito persino un ex presidente del Consiglio. La colpa: avere descritto Sebastiani come lo hanno descritto tutti quelli che lo conoscevano. «Un gigante buono»: sì, così lo percepiva la gente del suo paese. Così lo percepiva la sorella di Elisa. E tale, evidentemente, lo considerava Elisa, che altrimenti non gli avrebbe dedicato, nell'arco di tre anni, tempo e amicizia. Oggi sappiamo che Sebastiani non era buono, non lo era affatto. Raccontare l'altro suo volto, descrivere come in lui la maschera coprisse la sostanza, vuol dire assolverlo o giustificarlo? No. Anzi.

Vuol dire chiamare tutti a riflettere sulla complessità e sull'insidiosità del nemico che abbiamo davanti. La vera mancanza di rispetto a Elisa sarebbe truccare la realtà, a uso e consumo di una verità convenzionale, dove si censurano fatti e dinamiche. Gli orchi esistono. Ma a uccidere, purtroppo, non sono solo loro.

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