«Il bambino sta bene. Ora lei non potrà più parlargli male di me».
Aveva un sorriso stralunato stampato sul volto Benedetto Simone Vultaggio mentre, completamente sporco di sangue, pronunciava questa frase agghiacciante, dopo aver sfondato la testa della compagna con un mattarello davanti al figlioletto di cinque mesi.
L'ennesimo femminicidio è accaduto ieri mattina in un appartamento in via Restelli, a Bellariva di Rimini. La vittima è Cristina Peroni, romana di 33 anni, con la quale l'uomo di 47 era legato da un anno e mezzo. Ieri alle 8,30 la tranquillità di decine di famiglie è stata scossa da grida agghiaccianti, difficili da dimenticare. Grida di una donna che pronuncia le ultime parole davanti alla furia di chi amava e invece la strappa alla vita.
In molti anche ieri hanno sentito la coppia litigare, come faceva spesso, per pregressi dissidi relativi alla gestione del piccolo, che il padre non vedeva da qualche tempo. Cristina era tornata a Rimini solo una settimana fa, dopo essere stata un po' di tempo a Roma dai genitori con il figlioletto. Aveva lasciato il compagno con cui non andava più d'accordo. Un uomo violento, che non aveva mai avuto il coraggio di denunciare, nemmeno quando l'aveva picchiata selvaggiamente mentre era incinta.
Poi, però, ci aveva ripensato e la scorsa settimana era ritornata a casa, forse per riprovarci. Ma il suo disegno le ha dato torto. Ieri le urla della donna, che chiedeva aiuto, sono state la conferma. «Basta, basta, ti prego, calmati!», implorava chiedendo al compagno di non farle del male. Diverse persone, residenti nella stessa via, si sono precipitate a suonare al campanello dove si stava consumando la tragedia. Ma non c'è stato nulla da fare. Era già troppo tardi.
Quando gli uomini della squadra mobile sono entrati in casa, insieme anche al sostituto procuratore Luca Bertuzzi, titolare delle indagini, e alla scientifica, la mattanza si era già consumata. L'uomo, impiegato nell'azienda Colombini mobili a San Marino, sporco di sangue, era in salone insieme al bimbo che piangeva disperatamente. Cristina in camera da letto, avvolta in un lenzuolo, riversa sul pavimento in un lago di sangue.
Dai primi accertamenti Vultaggio le avrebbe sfondato il cranio con un mattarello, un colpo dopo l'altro e poi avrebbe infierito con un coltello alla gola e al viso. Quindi avrebbe avvolto quel corpo in un lenzuolo, forse per non vederlo o per rimorso. Il bambino non avrebbe corso alcun pericolo. Vultaggio, dopo essere stato interrogato dal pubblico ministero, è stato arrestato per omicidio volontario mentre il piccolo è stato affidato ai parenti.
I due si erano conosciuti circa un anno e mezzo fa su Facebook. L'uomo era seguito dal servizio psichiatrico dell'Ausl, ma la 33enne aveva scelto di starci insieme e poco dopo, quando era rimasta incinta, si era trasferita a vivere da lui a Bellariva.
Su quello che ha detto ai poliziotti l'assassino al momento dell'arresto non è emerso nulla. Ma si sa che i due litigavano spesso. «Non erano una coppia felice - raccontano i vicini - si sentivano spesso le urla delle litigate. Cristina non aveva mai voluto denunciare. Dopo aver partorito era tornata a Roma col bambino, forse si era stancata delle continue percosse. Poi l'abbiamo rivista una settimana fa». Il non poter stare con il figlio aveva scosso Vultaggio.
«L'ho visto poco tempo fa - sottolinea un
altro vicino - e quando gli ho chiesto come andava mi ha risposto di essere preoccupato se mio figlio non torna da me ho paura di fare qualcosa di brutto mi aveva detto». E il triste presagio è divenuto realtà ieri mattina.
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