Mattarella fa scudo all'Italia: "No all'infrazione sui conti"

Il capo dello Stato garantisce: "La nostra economia è solida e dimostreremo all'Ue l'equilibrio nei bilanci"

Mattarella fa scudo all'Italia: "No all'infrazione sui conti"

E a meno di ventiquattr'ore dal verdetto di Bruxelles, ecco lo scudo d'acciaio del Quirinale. L'Italia, dice Sergio Mattarella, è «solida», è la «terza economia della Ue» e ha un «trend dei conti pubblici positivo». Quindi, «non vedo ragioni per aprire una procedura di infrazione». L'Europa, spiega il capo dello Stato, se non è convinta, si convincerà perché «credo che il governo stia presentando alla Commissione la dimostrazione che il bilancio sarà in equilibrio». Ancora una volta il Colle è costretto a scendere in campo per mettere una pezza e salvare il Paese dal crac.

Palazzo Chigi adesso è commissariato. Basterà? Intanto si guadagna tempo e si va verso un rinvio: se scamperemo alle sanzioni e al successivo caos sui mercati, sarà perché il presidente ci sta mettendo la faccia, offrendo ai partner una sorta di sua garanzia personale. Doveva essere un viaggio tranquillo, protocollare, invece appena mette piede a Vienna Mattarella viene bombardato di domande. Prima il presidente della Repubblica, poi un giornalista, poi ancora il ministro dell'Economia, infine pure il presidente del Parlamento. La questione è sempre la stessa: voi italiani avete i conti in ordine? Tutto ciò, spiegano dal Quirinale, fa capire come il problema della nostra stabilità finanziaria sia molto sentito in Europa. C'è paura del contagio.

E il capo dello Stato risponde: Roma ha i numeri a posto. Lo fa prima personalmente e più tardi in maniera più solenne, durante la conferenza stampa. «Noi crediamo - dice - che la procedura di infrazione non abbia ragione di essere aperta. Il disavanzo di bilancio in Italia è passato dal 2,4 per cento al 2,1 tra il 2017 e il 2018. Nello stesso periodo l'avanzo primario è salito dall'1,4 all'1,6, il che indica due dati positivi di trend dei conti pubblici». E ancora: «In più vi è una condizione di base dell'economia italiana, di grande solidità, non a caso è la terza economia dell'Unione e la seconda manifattura d'Europa». Conclusione: «Credo che il governo stia presentando alla Commissione tutti gli elementi per dimostrare che i conti saranno in ordine, che le indicazioni sono rassicuranti e che non vi sia motivo di aprire la procedura d'infrazione».

Insomma, nonostante l'improvvisazione al potere, questo il senso del messaggio, diventeremo virtuosi e attenti al debito. C'è anche un sottotetto: siamo un grande Paese, il terzo del Continente, e l'Europa non può fare a meno di noi, né può pensare di umiliarci. Un concetto che Mattarella aveva spiegato con chiarezza a Pierre Moscovici, durante una visita a Roma del commissario agli Affari economici. Da tempo il Colle si augura che la procedura venga evitata, però è la prima volta che si sente di garantire che i conti sono a posto: il presidente arriva persino a snocciolare le cifre. Del resto, fanno notare, «sarebbe ben strano che il capo dello Stato facesse il tifo perché si faccia del male al proprio Paese».

Certo, non tutto va bene. Come dice al collega austriaco, i conti «vanno tenuti sotto controllo». Ci sono state polemiche con la Germania, «la cui amicizia non può essere messa in dubbio», polemiche sul caso Sea Watch. Mattarella chiede di abbassare i toni.

«Servono soluzioni comuni per gestire il fenomeno dell'immigrazione», non si può scaricare la questione sull'Italia. Ma siccome il nostro è uno Stato che funziona, «la Costituzione prevede la separazione dei poteri e io sono fiducioso sul lavoro della magistratura».

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