Mattarella firma: l'Italia al voto il 25 settembre "Non c'erano più altre maggioranze"

Le critiche ai partiti: "Non hanno saputo dare contributi costruttivi". La novità: poteri di vigilanza al premier su Pnrr, guerra e pandemia

Mattarella firma: l'Italia al voto il 25 settembre "Non c'erano più altre maggioranze"

Scuro, tirato. Voce fredda, tagliente. Sergio Mattarella spunta in diretta tv alle sei di sera e fatica a contenere la sua ira mentre scandisce le parole che non avrebbe mai voluto pronunciare. «A questo punto lo scioglimento delle Camere è inevitabile». Eppure lui ci ha provato fino all'ultimo, con tutti i tanti mezzi istituzionali di cui dispone, si è persino esposto in una poco protocollare trattativa telefonica last minute, ma niente, si voterà il 25 settembre, una data inedita nella storia repubblicana. Il sistema si è avvitato e il capo dello Stato non aveva altre armi. Colpa dei partiti, fa capire, che in piena emergenza non hanno saputo o voluto «fornire un contributo costruttivo» e che si sono preoccupati più dei piccoli interessi di bottega che «del superiore interesse nazionale». Infatti, con Draghi in uscita, lo spread e già schizzato. Ma ora tutti devono impegnarsi, «il periodo che abbiamo davanti non consente pause» e lo stesso governo dimissionario non starà li a tagliare nastri ma «dispone di adeguati strumenti» per affrontare un miniprogramma che Mattarella gli ha affidato: inflazione, pandemia, guerra, Pnrr.

Un discorso flash, ultra rapido, quattro minuti secchi. Non c'è tempo da perdere, ora comincia una campagna elettorale che si preannuncia rovente. Non c'erano alternative, spiega il presidente della Repubblica, dopo la sgangherata fine dell'esecutivo di unità nazionale. «La discussione, il voto e le modalità con cui si è espresso ieri al Senato hanno reso evidente il venire meno del sostegno parlamentare al governo e l'assenza di prospettive per dar vita a una nuova maggioranza». Le modalità, appunto: il teatrino indecoroso pieno di ricatti e veleni andato in scena a Palazzo Madama al Quirinale non è piaciuto per niente.

Ma tant'è. «Lo scioglimento anticipato del Parlamento è. sempre l'ultima scelta da compiere, particolarmente se, come in questo periodo, davanti alla Camere vi sono molti importanti adempimenti da portare a compimento nell'interesse del nostro Paese. Però la situazione politica ha condotto a questa decisione». E infatti, dopo aver accolto alle 9,30 le dimissioni, stavolta irrevocabili, di Mario Draghi e aver ricevuto Elisabetta Casellati e Roberto Fico, Mattarella ha stabilito di dare un'accelerata al percorso istituzionale. L'Italia non può restare troppo in mezzo al guado.

Anche per questo, per evitare pericolosi vuoti di potere, il Colle escogita una formula che va ben oltre il disbrigo degli affari correnti con l'intento di rafforzare comunque il premier in questa fase. Quasi un mezzo incarico di 70 giorni, su quattro punti precisi: Covid, inflazione, guerra, Pnrr. Ho ringraziato il professor Draghi e i ministri per l'impegno in questi 18 mesi. Il governo adesso come è noto incontra limitazioni nella sua attività, tuttavia ha gli strumenti per intervenire sulle esigenze presenti e su quelle che si presenteranno prima che si insedi il nuovo esecutivo, che sarà determinato dal voto degli elettori.

Attenzione però, perché la situazione generale non promette nulla di buono. «Ho il dovere di sottolineare che il momento che stiamo attraversando non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e in particolare dell'aumento dell'inflazione causata dal costo dell'energia e dei prodotti alimentari». Insomma, bisogna evitare «conseguenze per le famiglie e le imprese». E sono «i nostri concittadini più deboli» ad avere necessità della presenza dello Stato, senza intermittenze.

Poi, non dimentichiamo la guerra della Russia contro l'Ucraina e le conseguenze «sul piano della sicurezza in Europa e in Italia, nel quadro della collaborazione internazionale». E un governo che possa agire serve anche per i conti pubblici e per non perdere i miliardi in arrivo dalla Ue. La «forte esigenza italiana» ora sta «nell'attuazione nei tempi concordati del Piano nazionale di ripresa e resilienza, cui sono condizionati i necessari e consistenti fondi europei di sostegno». E la pandemia, che ha ripreso a mordere.

Per tutte queste ragioni il capo dello Stato si augura che «pur

nell'intensa e a volte acuta dialettica della campagna elettorale, ci sia da parte di tutti un contributo costruttivo nell'interesse superiore dell'Italia». Insomma, almeno adesso i partiti dimostrino un pizzico di senso civico.

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