Mattarella frusta i gialloverdi: "Uniti con l'Ue, no a Maduro"

Il presidente preoccupato per il nostro isolamento Imbarazzo grillino. Palazzo Chigi: sì a elezioni libere

Mattarella frusta i gialloverdi: "Uniti con l'Ue, no a Maduro"

Basta, mollate Maduro. Sul Venezuela, dice Sergio Mattarella, il governo deve fare «chiarezza», mostrare «senso di responsabilità» e abbracciare «la linea condivisa con tutti i nostri alleati e i tutti nostri partner Ue». E stavolta «non ci può essere incertezza né esitazione», perché l'alternativa è tra «la volontà popolare e la richiesta di autentica democrazia da un lato e la violenza della forza dall'altro». Matteo Salvini gli dà ragione: «Stiamo facendo una pessima figura. C'è sostanzialmente una dittatura, ma una parte dei nostri alleati che dice che bisogna agire gradualmente. L'ultima cosa che voglio fare è un'ingerenza in un Paese straniero, qui però ci sono di mezzo i diritti umani».

La strigliata del presidente, preoccupato per il crescente isolamento dell'Italia in Europa, mette a nudo le difficoltà di Palazzo Chigi. La divergenza di opinioni tra Lega e 5s costringe infatti Roma a una neutralità che ci accosta a Putin e ci allontana dalla cancellerie europee. Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna, Svezia e Austria hanno già riconosciuto Juan Guaidò come presidente ad interim in attesa di nuove elezioni democratiche. Noi ci barcameniamo. Mentre il Carroccio considera Nicolas Maduro «uno degli ultimi dittatori di sinistra che governa con la forza e affama il suo popolo» e chiede «elezioni prima possibile», M5s non ha abbandonato ancora la sua linea chavista e terzomondista. Risultato: dopo il veto al riconoscimento ufficiale di Guaidò, l'Italia ha bloccato anche una più blanda dichiarazione Ue di appoggio al presidente dell'Assemblea nazionale venezuelana. Solo ieri sera, complice forse la strigliata del Colle, Palazzo Chigi ha battuto un colpo. Ma il riconoscimento a Guaidò non c'è, non viene nominato: «L'Italia - recita una nota - appoggia il desiderio del popolo venezuelano di giungere nei tempi più rapidi a nuove elezioni presidenziali libere e trasparenti, attraverso un percorso pacifico e democratico, nel rispetto del principio di autodeterminazione. È urgente intervenire subito per alleviare le sofferenze materiali della popolazione e per consentire l'immediato accesso agli aiuti umanitari. Va inoltre garantita la sicurezza dei cittadini astenendosi da ogni forma di violenza e va garantita la libera e pacifica manifestazione del dissenso e della protesta, senza alcuna forma di coercizione».

Insomma: imbarazzo forte. Soprattutto considerando che i grillini per l'occasione hanno inventato la «non neutralità», una posizione che ricorda equilibrismi storici come le convergenze parallele di Aldo Moro e la non sfiducia del Pci al governo di Giulio Andreotti. «Non riconoscere la presidenza Guaidò non significa rimanere neutrali né tanto meno, appoggiare Maduro: significa sostenere con fermezza la strada del dialogo e della non ingerenza per scongiurare una guerra civile o magari interventi esterni», argomentano i senatori 5s in commissione Esteri. Alessandro Di Battista fa molti meno giri di parole. «La quantità di democrazia che si vuole esportare in un Paese - twitta - è sempre direttamente proporzionale alla quantità di petrolio lì presente. Se il Venezuela non avesse la prima riserva di greggio al mondo oggi nessuno si interesserebbe ai diritti del suo popolo. Ci vuole coraggio a mantenere una posizione neutrale in questo momento, lo so.

L'Italia non è abituata a farlo, se lo avessimo fatto nel 2011 la Libia non sarebbe diventata l'inferno che è oggi».

Intanto il Pd, come Fi, reclama un voto del Parlamento. Matteo Renzi si complimenta con il premier spagnolo Sanchez per la scelta e dice di provare «imbarazzo e vergogna per la posizione italiana».

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