
L' Europa dunque, e poi ancora Europa. Non c'è alternativa, spiega Sergio Mattarella, se non vogliamo "soccombere alla favola di una superiorità dei regimi autocratici". Non c'è altra strada per affermare le "regole che riconducano al bene comune lo straripante peso delle corporazioni globali", monopoli, multinazionali e colossi tech capaci di condizionare mercati e governi. Quasi delle "nuove Compagnie delle Indie", così li chiama il presidente pungendo Trump e l'aggressività Usa, quei giganti "che si arrogano l'assunzione di poteri che Stati e organizzazioni internazionali non abbiano ad esercitare".
Perciò avanti tutta, barra dritta, "il mondo ha bisogno dell'Unione europea". Senza, non si possono respingere le dittature e non si può "ricostruire la centralità del diritto internazionale che è stata strappata". Ma dobbiamo svegliarci. "Serve un coraggioso salto in avanti verso l'unità, e l'ultima possibilità per incidere".
Dopo quasi un mese il capo dello Stato, con un videomessaggio al Forum Teha di Cernobbio, torna sulla scena, scuotendo il parterre di banchieri e industriali con un forte discorso federalista. Tra guerre di dazi e guerre sul campo, con le diplomazie ancora lontane dal successo, la situazione non è certo migliorata. Anzi, Mattarella registra un passo indietro della Ue dai teatri, una difficoltà di ruolo, un tentativo di emarginazione. La Russia non ci vuole al tavolo delle trattative, Trump forse, chissà. Altro che protagonisti, rischiamo di restare nelle retrovie e di subire le decisioni prese da altri. "L'Unione non può essere considerata un ostacolo, se non addirittura un avversario o un nemico". Certo, tocca darsi da fare, trovare unità di azione. "C'è bisogno di istituzioni europee più forti e della volontà di governi capaci di non arrendersi a regressioni che non sono ineludibili".
Senza di noi, insiste il presidente, una vera pace è impossibile. "Le democrazie del continente sono in grado di trovare in sé motivazioni e iniziative per non cedere alle autocrazie e all'idea di un mondo lacerato, composto solo da avversari, nemici, vassalli o clientes".
Eppure, dice Mattarella, avremmo le carte giuste. "L'Unione si è affermata come area di pace di cooperazione proiettando i suoi valori oltre i suoi confini, determinando stabilità, benessere, crescita, fiducia. Non ha mai scatenato un conflitto, non ha mai avviato uno scontro commerciale". Al contrario, la Ue "ha agevolato intese, dispiegato forze di interposizione e missioni umanitarie, ha promosso incontri e dialoghi e alimentato la libertà nei rapporti internazionali". E ancora: "Le forze dell'economia e del lavoro sono consapevoli che la leva europea è decisiva".
Quindi, la domanda è: perché non ci vogliono? "Quali sono le ragioni e gli interessi per cui i nostri principi sono considerati disvalori?" E qui si inserisce lo strapotere delle multinazionali, che insieme ai "neoimperialismi" stanno dominando il pianeta. Compagnie delle Indie che dettano regole e sostituiscono gli Stati in maniera coloniale. Come hanno potuto crescere così? "Soltanto affrontando con lucidità questi interrogativi potremo trovare risposte esaurienti, utili a illuminare le scelte che siamo chiamati a compiere, pena l'irrilevanza e la regressione".
Conclusione: "Servono istituzioni europee più forti", dice
Mattarella, essere un enorme mercato non basta più. Difesa, sicurezza, politica estera, economia. Decisioni rapide e cessioni di pezzi di sovranità nazionale. Un cambio di registro, un balzo verso l'unità. Insomma, "coraggio".