Roma - Ammiragli, sciabole, bandiere. A bordo della nave Italia, Sergio Mattarella celebra a Civitavecchia la festa della Marina. A Roma invece, dove il vascello Tedeschellum è naufragato appena messo in mare, alla prima secca, c'è ben poco da festeggiare. Il capo dello Stato però non si rassegna al disastro, anzi, spera ancora che la settimana prossima la partita a quattro sulla riforma possa ripartire. In fondo, anche Matteo Renzi si dice «scettico ma disponibile» e Forza Italia sta già mediando. Insomma, c'è tempo. E se poi la rottura si confermerà davvero insanabile, se nessuna intesa sarà possibile nemmeno sull'obbiettivo minimo dell'armonizzazione delle leggi attuali, allora pazienza, andrà bene pure un decreto. Non è uno scandalo.
Così il presidente si è rimesso al lavoro. Grandi discorsi, neanche a parlarne. Altri appelli, anche velati, neppure: quello che voleva dire sull'argomento l'ha detto con diverse prese di posizione ufficiali. Tuttavia il flop dell'accordo Pd-Fi-M5S-Lega gli ha restituito una certa capacità di manovra, un margine che lui intende prendersi, sia ben chiaro, alla sua maniera, Moral suasion, diplomazia discreta, buoni consigli a chi glieli chiederà.
Matteo Renzi, ad esempio, si è già fatto sentire. Mattarella gli ha detto di tenere duro e fare «un altro sforzo» per riesumare il Tedeschellum e ha apprezzato la scelta del Pd di tenere la porta aperta e di evitare, come ha detto il segretario, e decisioni a caldo e «i falli di reazione». E anche l'attivismo di Fi fa quantomeno sperare.
Il (cauto) ottimismo del Colle è giustificato pure da un altro motivo. Lo stop subito dal Patto dei Quattro ha frenato la corsa al voto anticipato, una prospettiva che il capo dello Stato aveva avallato di fronte alla concreta possibilità di veder nascere una legge elettorale condivisa e appoggiata dall'ottanta per cento delle forze politiche. Ora che quei calcoli sono tutti da rivedere al ribasso e che una nuova intesa ancora non si vede, il barometro del Palazzo segnala comunque un rafforzamento del governo e un'impennata della Borsa. Paolo Gentiloni in sella significa un regolare dibattito sulla legge di stabilità, Europa tranquilla e conti pubblici sotto controllo.
Dunque, calma e gesso. Dal Quirinale filtra la paziente attesa del presidente, che non vuole intervenire in modo esplicito su una materia di stretta competenza parlamentare e considerata tuttora in movimento. Come una piantina fragile da tenere al caldo, Mattarella coltiva la tenue speranza che la prossima settimana, chiuso il primo turno delle elezioni amministrative, in qualche modo il dialogo possa in qualche modo riprendere a germogliare. Quindi, questo l'avviso recapitato ai Quattro, nessuna precipitazione, nessun colpo di testa, tenete a bada i nervi.
Certo, anche lassù sono consapevoli che la situazione è appesa a un filo sottile. Però, visto dall'ottica del Colle, non è tutto da buttare perché, se non avremo una legge elettorale, almeno avremo una manovra e una legislatura in carica fino al 2018.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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