Mattarella pretende il chiarimento

Il Colle sollevato sul voto vuole garanzie politiche dall'esecutivo

Mattarella pretende il chiarimento

Dunque, funziona così: bisogna strapazzarli. Trattarli male, spaventarli. Adesso parlare di sollievo sarebbe troppo, in fondo il finale con la resa dei frondisti 5s era già scritto, però al Quirinale si percepisce un pizzico di serenità in più perché ogni tanto, oltre le rogne, arriva pure qualche buona notizia. Il regalo di Natale di Christine Lagarde, che destinerà altri 400 miliardi per comprare titoli di Stato dell'eurozona. L'accordo stretto dalla Merkel con i ribelli Polonia e Ungheria che spiana la strada al Recovery Fund. E in serata Giuseppe Conte che al Senato salva l'osso del collo sul Mes: sì, la minaccia di Sergio Mattarella di portare il Paese alle urne «ha funzionato». Resta, è vero, lo scontro duro, durissimo tra il premier e Matteo Renzi sulla cabina di regia con annesso pericolo costante di crisi, ma insomma, «non si può avere tutto», commentano dal Colle, e il governo non cadrà proprio domani. Nel caso, se la situazione precipitasse ancora, visti i risultati il presidente è pronto a ricorrere di nuovo alle maniere forti. Meglio il voto in mezzo alla pandemia che l'agonia politica progressiva.

«Un passo alla volta», questa la strategia del Quirinale per provare a sminare il campo. Tuttavia non basta la giornata positiva per riportare il sereno. Anzi, di fronte a un incidente scongiurato sul Mes, c'è un Renzi che appare intenzionato a portare fino in fondo la sua sfida a Conte, innescato da una buona parte del Pd, e c'è un presidente del Consiglio che, nonostante i pressanti e ripetuti consigli di Mattarella, non sembra propenso a «coinvolgere» alleati e Parlamento nella gestione del più importante piano di ricostruzione del secolo, inventandosi una complicata architettura ai limiti della costituzionalità pur di non «condividere» il potere. L'idea di una task force che sostituisca il governo non piace al capo dello Stato, però ora il punto è un altro. Chi sarà dei due a cedere? Fino a che punto potranno tirare la corda?

Da qui la «preoccupazione» del Colle. Nei giorni scorsi Mattarella si è dato molto da fare per evitare lo strappo con l'Europa: dopo anni di trattative e dopo che il buon nome dell'Italia era stato impegnato, una bocciatura del Mes, cioè di un trattato internazionale, non era considerata accettabile. E, per ribadire come la Ue sia la nostra stella polare con qualsiasi esecutivo, in tarda mattinata il capo dello Stato ha incontrato in videoconferenza Conte, Di Maio, Gualtieri e Amendola in vista del Consiglio europeo. Sul governo nessun accenno.

Ma nei prossimi giorni l'argomento tornerà a galla. Renzi non crede che davvero Mattarella in caso di crisi scioglierebbe le Camere senza fare un ultimo tentativo. Conte invece non crede che Renzi andrà alla rottura.

Comunque vada, a questo punto secondo il Quirinale il «chiarimento politico» dal quale il premier svicola da mese sarà necessario, se vorrà andare avanti. Sperando che si arrivi almeno a gennaio, mettendo il salvo la Finanziaria. Intanto, «un passo alla volta».

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