Matteo a Bruxelles fa l'anti Europa E Orlando s'infuria con Gentiloni

Al Guardasigilli non è piaciuto l'appoggio del premier a Renzi

Matteo a Bruxelles fa l'anti Europa E Orlando s'infuria con Gentiloni

Roma Fedeli o meno ai modelli? Renzi come Napoleone? Come ambizione ci siamo. Ma per il resto? Michele Emiliano può essere associato a Ernesto Guevara detto il Che? Al diretto interessato non dispiacerebbe. È lui stesso a pescare dal mazzo dei modelli di riferimento il celeberrimo rivoluzionario. Sempre il governatore della Puglia offre, poi, un altro personaggio della nostra memoria collettiva per inquadrare l'altro rivale delle primarie Pd. «Il ministro Orlando? Mi ricorda Ponzio Pilato».

L'ultimo giorno della campagna elettorale per le primarie del Pd che si consumeranno domani in oltre 10mila seggi (meglio non usare la parola gazebo) raccoglie la summa delle citazioni forzate, dei paragoni improbabili e degli slogan barricaderi. Si tenta di convincere gli indecisi. Ma ce ne saranno? Ci pensa Renzi ad animare la giornata: prima col siparietto sul volo che lo portava a Bruxelles, dove si è improvvisato steward; e poi a Roma, dove a chiudere la sua campagna elettorale è stato convocato il premier Paolo Gentiloni, mossa che ha fatto infuriare il rivale Orlando. Nella capitale belga Renzi ha svelato i cinque punti della «sua» Europa. Elezione diretta del presidente della Commissione, basta austerity, investimenti nelle periferie, un'Europa sociale con l'assicurazione per i disoccupati e un'Europa in cui per ogni euro investito in sicurezza ce n'è uno investito per cultura e istruzione. Ma sopratutto, spiega l'ex premier, dobbiamo invertire lo slogan ormai insopportabile del «ce lo chiede l'Europa». «Utilizzavamo l'Europa come grande alibi - spiega - Ora dobbiamo dire: È l'Italia che lo chiede all'Europa, per avere più democrazia, più giustizia, più politica». E poi annuncia che l'Italia potrebbe mettere il veto all'ipotesi di inserire il Fiscal compact nei Trattati: «Siamo contro», dice.

Ironia delle coincidenze l'ultima bruciante sconfitta napoleonica è proprio in territorio belga. Chissà se Emiliano ha scelto il paragone pensando alla trasferta di Renzi. Riguardo l'altro avversario il paragone è caduto sul prefetto della Giudea. «Orlando mi sembra un po' Ponzio Pilato - ha detto il governatore pugliese ai microfoni di RTL - Per tre anni è stato lì a guardare, ha fatto anche il ministro per il governo Renzi. Bravissimo ragazzo, per carità, però ora che ha capito che l'aria è cambiata si sgancia». Una bacchettata indiretta la riserva anche all'ex premier. A margine dell'inchiesta della Procura di Milano sulla presunta evasione fiscale di un colosso del web come Amazon, Emiliano rilancia la sua proposta. «Bisogna far pagare l'Iva alle multinazionali del web. E grazie a questo gettito ridurre le imposte ai nostri lavoratori». Come ultimo messaggio prima del voto, Orlando sceglie invece di puntare sulle alleanze per le prossime politiche. La porta in faccia sbattuta da Renzi a Mdp, offrono al ministro della Giustizia l'occasione per smarcarsi da una posizione poco di sinistra. «Tra Bersani e Berlusconi - dice - continuo a preferire il primo». Perché, spiega Orlando, il suo è un partito che deve stare in mezzo alla gente.

«Se vince la linea dell'unità a sinistra - spiega Gianni Cuperlo, grande elettore di Orlando - anche la legge elettorale potrà essere scritta nello spirito dell'Ulivo. E non come un abito di sartoria per chi negli ultimi due anni le ha perse tutte».

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