È una regola non scritta ma certa: una figuraccia se ne trascina sempre dietro altre. Per Matteo Renzi, babbo, mamme, fratelli, amici, ministre pare non prospettarsi un #natalesereno. Sotto l'albero è comparso un altro maxi cetriolone per il giglio magico fiorentino.Oggi doveva essere un gran giorno, quello che lo statista di Rignano sull'Arno ha definito sobriamente «il funerale delle tasse sulla casa». Invece, all'improvviso, ha dovuto celebrare un altro funerale: quello dell'ampliamento della pista dell'aeroporto di Firenze-Peretola, Amerigo Vespucci.Per riuscire in uno dei suoi magheggi, Renzi si era inventato un trucchetto infallibile che avrebbe favorito il suo più caro amico lobbista. Questa volta però è stato smascherato in tempo. Lunedì sera i relatori Paolo Tancredi (Ap) e Fabio Melilli (Pd) hanno presentato in commissione Bilancio alla Camera, dove era in corso l'esame alla legge di Stabilità, un emendamento che puzzava di trabocchetto e che nascondeva la manina di Matteo. Il codicillo, se fosse passato, avrebbe escluso l'obbligo della Valutazione d'impatto ambientale per i piani di sviluppo degli aeroporti di interesse nazionale. Il richiamo esplicito a Firenze non c'è, ma il riferimento allo scalo fiorentino è evidente nell'ultimo comma dell'emendamento, dove si legge che le disposizioni previste si applicano anche alle procedure di Valutazione di impatto ambientale e ai piani di sviluppo «in corso di approvazione». Come Firenze, appunto. Una «norma ad aeroportum, un emendamento porcata», berciano i parlamentari di Alternativa Libera. La Lega Nord sbraita: «Il presidente del Consiglio usa la manovra per curare gli affari di casa sua. Abbiamo sventato l'ennesimo favore di Stato». Un affare da centinaia di milioni dove sguazzano gli amici che finanziano le Leopolde.Se fosse passata l'ennesima furbata di Renzi, il piano di sviluppo del nuovo scalo fiorentino non avrebbe dovuto sottostare alla Valutazione d'impatto ambientale, che rappresenta oggi l'ostacolo maggiore (del ministero dell'Ambiente) ai lavori di ampliamento dell'aeroporto. Una querelle che dura da 30 anni. E chi ha in mano il piano di sviluppo di Firenze-Peretola? Naturalmente l'amichetto-sponsor di Renzi, Marco Carrai, piazzato proprio dall'ex sindaco di Firenze alla presidenza di Toscana Aeroporti. Sempre lui di mezzo, lo stesso che gli pagava l'affitto, il suo Richelieu, anche detto il «Gianni Letta 2.0» oppure il ministro ombra, con già all'attivo decine di poltrone nei cda di banche, partecipate e aziende pubbliche e private. C'è chi lo chiama «intelligence» o «ministro degli Esteri» per le sue amicizie nella finanza italiana, a Washington e Israele. Amico di Matteo dal 1996, suo braccio destro a Palazzo Vecchio, questo torvo soggetto di Greve in Chianti, attendeva in gloria che quell'emendamento passasse. La proposta (ribattezzata «salva-Carrai») avrebbe spianato la strada al suo progetto che prevedeva che i piani di sviluppo aeroportuale «finanziati o cofinanziati dallo Stato» e «considerati di interesse nazionale» fossero «redatti e approvati al di fuori del provvedimento di Valutazione di impatto ambientale non oltre l'inizio dei lavori». Ma come al solito Renzi ha tentato di gabbare le regole che lui considera sempre una grande scocciatura, soprattutto quando non gli permettono di fare quel che vuole.
Le barricate alzate da Forza Italia e delle altre opposizioni, che hanno minacciato un ostruzionismo no-stop, hanno costretto i relatori a ritirare l'emendamento all'alba. «Il governo ha tentato di inserire nella legge di Stabilità mance, marchette e favori agli amici», dicono da Forza Italia. Ora potrebbe celebrarsi un terzo funerale. Quello del governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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