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Matteo Dall'Osso: "Il M5S? È diventato il tonno"

Matteo Dall'Osso, deputato che nel 2018 ha lasciato il M5S per passare con Forza Italia, non risparmia critiche ai grillini: "Ora sono loro la casta"

Matteo Dall'Osso: "Il M5S? È diventato il tonno"

"Volevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno, ma sono diventati loro il tonno". Matteo Dall'Osso, deputato affetto da sclerosi multipla che nel 2018 ha lasciato il M5S per passare con Forza Italia, commenta così le ultime espulsioni decise ieri dai vertici del Movimento.

Perché è così servero nel suo giudizio?

"Vede, questa è una repubblica democratica, fondata sul mutuo dei parlamentari. Anche quelli che sono alla prima legislatura hanno acceso un mutuo, mentre altri, quando temevano che si potesse tornare alle urne, hanno fatto il concorso per essere assunti dentro la Camera come dipendenti. La casta, ora, sono loro".

E lei non si sente parte della casta?

"Io sono un ingegnere. Avevo un lavoro prima e ce l’avrò anche dopo, loro non so".

Ma i Cinquestelle perché hanno fallito?

"Quando una persona non sa prendersi cura di qualcun altro che non può prendersi cura di sé, come può prendersi cura di tutto il resto?".

Si riferisce alla sua vicenda personale?

"Sì. Io ho abbandonato il M5S perché, proprio il giorno seguente alla giornata mondiale della disabilità, mi ha voltato le spalle. In commissione, verso le due di notte, ho scoperto che il governo aveva espresso parere contrario sui miei emendamenti in materia di disabilità".

Deve essere stato un brutto colpo per lei...

"Il giorno dopo era come se mi fossi svegliato da un brutto sogno: non ci potevo proprio credere. Il loro motto era 'nessuno deve rimanere indietro' e, invece, così non è stato tant’è che, poi, anche l'ex viceministro della disabilità ha lasciato il Movimento".

Secondo lei è utile avere un ministero per la disabilità?

"Un ministero del genere all’estero non serve, ma in Italia sì. Ora Conte si è preso le deleghe e così è inutile. Servirebbe un ministero con portafoglio gestito dai disabili perché solo le persone diversamente abili hanno rispetto delle persone diversamente abili. Solo in Italia devi fare una fatica immensa per gareggiare con chi problemi non ne ha".

Scusi la domanda banale, ma perché?

"Perché bisogna abbattere la distanza culturale tra le persone. Noi siamo diversi, nel senso che siamo 'più alti' di loro e non 'più bassi'. Loro soffrono una condizione d’inferiorità, anche se sembra assurdo. Hanno paura del diverso".

Intanto il prossimo 13 febbraio i disabili scendono in piazza per il mancato aumento delle pensioni d'invalidità....

"Quella è una mia battaglia da anni. Al momento la pensione d'invalidità è di 280 euro e io avrei voluto che fosse stata equiparata al reddito di cittadinanza, ma i Cinquestelle, come ho già detto, mi hanno voltato le spalle".

Cos'altro si dovrebbe o potrebbe fare ancora?

"Mi sto battendo perché l’assegno d’accompagnamento non rientri nei modelli Isee, ossia non faccia reddito e, infine, vorrei abbattere i costi per le visite mediche che i disabili devono sostenere per rinnovare la patente".

A proposito di mobilità, l'Italia è ancora molto indietro con l'abbattimento delle barriere architettoniche?

"Sì, per me è necessario monitorare il trasporto pubblico perché i treni e i bus non sono a livello banchina, quindi non sono a norma.

Allo stesso modo trovare un taxi ad hoc per disabili è molto, molto difficile".

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