Matteo duro: "Rifarei tutto". Poi cerca di ricucire col M5s

Il leghista replica a Conte: "Mi insulti come Saviano". Ma apre la porta: "50 miliardi per taglio tasse e ci sto"

Matteo duro: "Rifarei tutto". Poi cerca di ricucire col M5s

Ha appena finito di parlare Renzi e i senatori leghisti lasciano l'aula con Matteo Salvini in cravatta verde, che si è prodigato da mimo più che da oratore. «Rifarei tutto quello che ho fatto. Ho smascherato l'inciucio. Se pensano che mi tolgo di torno, si sbagliano», duro nonostante la posizione scomoda e isolata, i tentativi falliti di recuperare l'alleanza con i Cinquestelle.

«È meglio di là, è meglio di là» lo ha allontanato dai banchi del governo verso i più umili scanni della Lega la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ora Salvini agita i fogli del discorso, un po' legge e un po' improvvisa ma è chiaro che nemmeno lui si attendeva quel discorso così duro del premier e adesso anche lo smacco della defenestrazione dai banchi del governo: «Per parlare così bastava un Saviano...».

Poco prima, seduto accanto a Conte, il leader della Lega si esibisce in uno show da capopopolo. Sguardi in tralice, mette a tacere almeno due volte con un movimento del pollice i suoi che si agitano durante il discorso del premier, allarga le braccia davanti all'accusa di usare i rosari come «slogan politici», beve un caffè mentre il premier dimissionario lo bersaglia di accuse.

L'espressione di Giancarlo Giorgetti, che bianco come un cencio siede ai banchi del governo dal quale è stato allontanato il Capitano uscente, già basta a lasciar intendere che non ha ancora digerito la crisi del mojito, aperta in modi e tempi sconcertanti, e che ha messo in un angolo un partito che nelle intenzioni del consigliori leghista doveva avere altre vie d'uscita.

In Senato ecco Salvini ritrovarsi a chiedere ai Cinquestelle di far tornare in vita il governo gialloverde, dopo aver citato nientemeno che Giovanni Paolo II: «Se volete completare il percorso di riforme e poi andare al voto, noi ci siamo». Prima aveva parlato di voglia di costruire, di taglio dei parlamentari e «taglio delle tasse». Ma soprattutto aveva fatto sventolare una manovra da 50 miliardi di euro, «una manovra coraggiosa, importante», «una manovra choc». Choc certamente per l'Europa perché sforerebbe tutti i vincoli, ma Salvini non è certo noto per l'ortodossia filo-Bruxelles.

«Non ho paura di mollare la poltrona» le parole in Senato. Che questo significhi un suo sacrificio personale, un governo con la Lega dentro ma senza di lui come ministro, è difficile da dire. Qualcuno, c'è chi dice ancora Giorgetti, la riterrebbe la via d'uscita migliore, al momento forse l'unica, per rimettere in gioco la Lega, soprattutto dopo gli attacchi di Conte, ma oggi il sottosegretario si limita a dire: «I toni duri di Conte? Tutto previsto». I perplessi non mancano ma parlano a bassa voce.

Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, conferma la «porta aperta», Salvini pronto a tutto pur di evitare la nascita di una nuova maggioranza in Parlamento dove la Lega sia semplicemente sostituita dal Pd. «In politica mai dire mai. Se si trovasse l'entusiasmo giusto» dice non senza qualche imbarazzo lo stesso Romeo. Qualunque cosa pur di evitare altri governi, che siano politici o istituzionali. La Lega ha persino ritirato la mozione di sfiducia contro Conte.

Fuori i leghisti, che Salvini considera i custodi della volontà popolare, e dentro un'alleanza tra Cinque stelle e Pd. «L'inciucio» nel lessico salviniano, una prospettiva che lo agita all'inverosimile. Più che una possibilità prevista nel caso in cui il presidente della Repubblica trovasse una maggioranza alternativa, a lui suona come un'onta. Personale quasi più che politica.

«Oggi ho scoperto che Conte non mi sopportava da mesi e mi è anche dispiaciuto...» si sfoga dal suo studio al ministero dell'Interno. Ad Agrigento è arrivato il sequestro della Open Arms. I migranti potranno scendere. Per Salvini una pessima giornata.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica