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Matteo non fa mea culpa: "Rifarei tutto, serve squadra"

Il leader: «Forza Italia deve essere più tonica». Gelo con Borgonzoni che vuol lasciare il Senato: «Decido io»

Matteo non fa mea culpa: "Rifarei tutto, serve squadra"

Bologna - Per ora le autocritiche le lascia agli altri. Matteo Salvini si presenta davanti ai giornalisti al fianco di Lucia Borgonzoni.

La coppia non scoppia, anche se l'insuccesso costringe a ripensare il ruolo di lei. «Certo, preferirei dire abbiamo vinto», afferma il segretario della Lega che però non si cosparge il capo di cenere. Anzi: «Rifarei tutto, compresa la citofonata al tunisino». Nessun ripensamento sul blitz al Pilastro e sulla manifestazione di Bibbiano, con i cartelli cupi: «Giù le mani dai bambini».

«Abbiamo dato voce a chi non l'aveva», assicura il leader che vede il cielo sempre azzurro: «Il cambiamento è solo rinviato».

E il risiko delle regioni da liberare prosegue: «In Veneto e Liguria non vedo problemi a confermare le amministrazioni esistenti». Per il resto si tratterà con i partner. Un problema alla volta. La Lega ha vinto a Piacenza, Parma, Ferrara, Rimini e i voti, gira e rigira, se si somma il 32 per cento doc conquistato sul campo al 2 per cento racimolato dalla Borgonzoni sono gli stessi delle Europee. Non c'è stato un passo indietro, certo nemmeno uno in avanti, ma per oggi va bene così. «Se il voto fosse stato nazionale - si illumina - avremmo stravinto».

Ci si accontenta e semmai Matteo punta il dito verso gli alleati: «Ci vorrebbe una Forza Italia più tonica. Da soli non si va da nessuna parte. Ci vuole una squadra». Forza Italia è un puntino che intercetta il 2,6 dei voti, lui sperava in un aiuto più robusto e invece si è ritrovato a corto di munizioni al momento dell'assalto decisivo. «Ma non credo che fra quel 32 per cento che ci ha premiato ci siano estremisti». La linea non cambia.

Ora il sogno è quello di riagguantare un pizzico di vita personale, travolta dal tour de force di queste settimane. Il letto e un po' di svago. «Andrò a pescare in un lago di acqua dolce per almeno un giorno, ma non vi dirò dove».

I toni sono distesi, il clima non è quello classico della sconfitta, semmai c'è un momento di imbarazzo con la Borgonzoni: «Gliene hanno dette di tutti i colori, l'hanno definita valletta e fatina ma ce l'ha messa tutta. Sono straconvinto che fosse la persona giusta». Poi però il leader vibra la stoccata: «Lei mi ha chiesto di restare qui, ma io sono il segretario della Lega e valuterò. Decideremo insieme e venerdì vi faremo sapere». Naturalmente, nel corso di una festa.

Salvini potrebbe decidere di lasciare la candidata battuta in Senato, affidando a qualcun altro la guida dell'opposizione in Regione. La Borgonzoni era stata imposta agli alleati che non la reputavano adatta per una sfida cosi difficile. E ora l'epilogo della contesa non proprio sfolgorante potrebbe spingerlo a confinarla nel dorato esilio di Palazzo Madama. Ipotesi.

Certo, la citofonata a Conte è rinviata a data da destinarsi, ma pazienza. Salvini non ha vinto, ma il governo non se la passa bene: «Per me è più in bilico di ieri. Magari quando perdi in otto regioni e vinci in un'altra - ironizza l'ex ministro dell'Interno - ti si apre la mente. Faranno i soliti vertici di maggioranza».

Il futuro? «L'asse - è la risposta di Salvini - si sposterà a sinistra, come già rivendica Orlando. Non oso pensare cosa accadrà in Rai. Certo, c'è una maggioranza formale e una sostanziale ma è evidente che quella maggioranza in Italia non esiste. La differenza è fra forma e sostanza».

SteZu

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