Da Matteo segnali a Forza Italia: "Collaboriamo"

Dopo il video di Berlusconi l'intervento del leader del Carroccio: «Non restate alla finestra»

Da Matteo segnali a Forza Italia: "Collaboriamo"

Roma Quarantotto ore intense. Facendo la spola tra Quirinale e Viminale prima (per giuramento e ricevimento nei giardini del presidente) e Viminale e Fori Imperiali poi (per la parata del 2 giugno). Salvini si è gettato anima e corpo nel lavoro. E subito tende la mano a Silvio Berlusconi che, dice, «ho sentito spesso». Il vicepremier assicura che farà di tutto «per portare la voce degli elettori di Forza Italia al ministero dell'Interno». Oggi sarà in Sicilia che tiene a definire la «nostra frontiera» e assicura che proprio da lì partirà il nuovo corso del Viminale. «Vorrei arrivare fino a Pozzallo - diceva l'altra sera al ricevimento quirinalizio -, dove c'è stato l'ultimo sbarco». Dice che vuole «sforbiciare» i fondi destinati all'accoglienza, forte soprattutto dei numeri conquistati dal suo predecessore (da gennaio è arrivato nel nostro Paese il 78% di immigrati clandestini in meno rispetto al 2017). «Va bene che gli sbarchi sono diminuiti - ha commentato il leader del Carroccio - ma ora bisogna puntare a più espulsioni perché 7mila l'anno sono poche». Concetto poi ripetuto ma con parole da propaganda durante un comizio a Vicenza: «Per i clandestini è finita la pacchia. In maniera educata e tranquilla, ma se ne devono andare». E già immagina una campagna contro le Ong («no ai vicescafisti nei nostri porti»). Nelle ultime 48 ore ha già parlato con i capi dipartimento del ministero. Ha avuto un lungo colloquio con il capo della Polizia Franco Gabrielli. Ha anche firmato il suo primo atto da ministro (durante la riunione inaugurale del gabinetto Conte), con la proroga di sei mesi dello scioglimento del Consiglio comunale di Scafati (Salerno). La sua irruenza, però, e la sua idiosincrasia verso ogni forma di insipienza lasciano il posto al garbo e al rispetto verso l'istituzione che è chiamato a gestire. «Qui al Viminale entro in punta di piedi - ha detto ai più stretti collaboratori per il suo primo giorno di lavoro come ministro - non certo con la ramazza». In fondo il suo predecessore, Marco Minniti, è stato uno dei pochi a essere apprezzato anche a destra. Per il leader della Lega, però, non sarà una passeggiata. Ha gli occhi di tutti puntati addosso e soprattutto gli occhi del pregiudizio degli intellettuali radical chic. «Non può essere un giorno normale quello in cui il più reazionario e incendiario dei nostri politici entra al Viminale», recita un passaggio di un editoriale comparso all'indomani del giuramento del gabinetto Conte. Per fortuna c'è chi come Roberto Maroni (primo leghista a guidare gli Interni) gli ha fornito consigli preziosi. L'ideale road map di Salvini adesso prevede: prima di tutto rinforzare l'organico della Polizia e dei vigili del fuoco («Andrò presto a bussare al ministro dell'Economia Tria perché servono assunzioni») e piena attenzione alla sicurezza delle frontiere meridionali e lotta alla mafia.

Quest'ultimo tema sarà, poi, al centro dell'incontro in calendario martedì e mercoledì prossimo a Lussemburgo. Incontro cui prenderanno parte i ministri degli Interni e della Giustizia dei Paesi dell'Unione europea insieme con il Commissario per la migrazione Dimitris Avramopoulus.

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