Sono mezzo milione. Stanotte dormiranno poco, e se lo faranno sarà per effetto di tranquillanti e camomille preparate dalle mani amorevoli di mamme in servizio permanente effettivo. Chi è credente si appellerà, a scelta a Sant'Espedito da Melitene (così pacioso con quel suo nome da erboristeria) o a San Giuseppe da Copertino. Ma ci sono anche sul calendario San Girolamo e San Luigi Gonzaga, che è meglio avere la panchina lunga quando si parla di esami. Chi non è credente non prega, ma potrebbe anche convertirsi all'occorrenza, perché l'occasione fa l'uomo laico, ma ancora di più lo fa religioso. Sono terrorizzati, oppure ansiosi, oppure molto preoccupati. In queste ore stanno compulsando freneticamente internet a caccia della gola profonda che anticipi le tracce, più come antistress che perché ci credano davvero.
Sono loro, i 489.962 maturandi, più o meno gli abitanti di una provincia come Frosinone o Ancona. Immaginate un'intera provincia con il cervello in tilt e l'anima al lumicino. Cittadini di una terra straziata che in queste ore si stanno rovinando la vita in vista della prova di italiano (domani), del secondo e terzo scritto (rispettivamente giovedì 18 e lunedì 22) e dei successivi orali. E tutto questo più o meno per niente. Già, perché alla fine il tasso di bocciatura è bassissimo, in genere sotto l'1 per cento. I giochi sono stati fatti prima, nei cinque anni di scuola superiore o all'ammissione. Chi sta là ha quasi la vittoria in tasca. Ha buone possibilità di sfangarla anche con la sindrome di Buster Keaton: la scena muta.
E quindi? E quindi si tratta di un rito pop, vissuto da chi ne è protagonista come un momento di passaggio fondamentale dalla giovinezza all'età adulta, anche a causa di film, canzoni e libri che hanno santificato la maturità, ma che in fin dei conti è poco più di un'obliterazione, un colpo secco di timbro, tutti in fila e via andare. E per questo noi spendiamo ogni anno allegramente 200 milioni di euro. Alla faccia della spending review . A questa cifra arriva il portale skuola.net elaborando dati del Miur: 147 milioni se ne vanno per pagare, far dormire e mangiare (e ci mancherebbe) i commissari esterni, 27 milioni escono per i presidenti di commissione. Gli altri soldini van via per i software che elaborano e distribuiscono le tracce, financo per i milioni di fogli protocollo. Una cifra che potrebbe essere abbattuta ritornando, come prevedeva peraltro una bozza al ddl stabilità 2014, a una commissione di prof interni, col solo presidente esterno.
Insomma: i promossi sono gratis ma gli immaturi ci costano 40mila euro a testa (vuota). Peraltro il costo sociale dell'esame di maturità è ancora più ampio. La polizia postale che da giorni dà la caccia alle bufale degli spacciatori di tracce ogni volta «sicurissime!!!» e ogni volta immancabilmente false la stipendiamo noi. E poi le famiglie sono costrette a spendere anche centinaia di euro per ogni maturando a causa del «contributo scolastico esame di Stato» in genere di qualche decina di euro, richiesto da molti istituti in sovrappiù rispetto alla tassa di iscrizione, e per dispense, app, lezioni private che alimentano le speranze di chi arriva all'esamone con qualche debito sulla coscienza scolastica.
Ma forse in realtà c'è qualcosa a cui serve l'esamone che toglie il sonno. L'idea ci arriva di risultati di un sondaggio tra gli studenti condotto sempre da skuola.net . Ebbene, uno su quattro non ha nessuna intenzione di «passare» il compito a eventuali compagni in difficoltà: un 24 per cento di maturandi che in realtà non è animato dall'integrità (qualcuno in realtà la chiamerebbe «infamità») ma dalla paura di essere beccato e di vedersi quindi annullato l'esame.
Il che significa che tre su quattro sono disposti a «truccare», magari ricorrendo alle nuove tecnologie. Ecco allora a che cosa serve la maturità! Ad avere la patente da italiano. Un italiano vero, con buona pace di Toto Cutugno e della sua autoradio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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