Maxi incendi in Siberia, l'ombra della guerra hacker

Ultimi roghi a Krasnoyarsk: 5 vittime. Bocche cucite a Mosca, ma i cortocircuiti sono sospetti

Maxi incendi in Siberia, l'ombra della guerra hacker

Nessuno pronuncia apertamente la parola cyberguerra, ma c'è il sospetto che dietro agli strani incendi scoppiati in Russia dalla seconda metà di aprile in vari luoghi che non sembrano avere nulla di casuale, possano esserci hacker ucraini.

Negli ultimi roghi, che hanno mandato in fumo almeno 200 edifici in 16 villaggi nella regione di Krasnoyarsk, importante complesso industriale a sud della Siberia, sono morte cinque persone, tra cui due bambini. Nella zona, nota tra l'altro per la lavorazione del legno, sono andate a fuoco diverse segherie industriali, ma anche un asilo e molti palazzi. Secondo la protezione civile il fuoco è divampato a causa di «cortocircuiti dovuti a cavi invertiti e al crollo di una linea elettrica provocato da forti venti fino a fino a 40 m/s». Ma il servizio meteo internazionale Timeandate riporta nella zona dei roghi venti dai 4 ai 13 chilometri orari, che indica vento meno che moderato. Il dettaglio autorizza a pensare che le reali cause di questi incendi, così come quelli scoppiati in precedenza in territorio russo in diversi luoghi strategici o simbolici, possano essere altre. Veri e propri obiettivi, insomma. E nei giorni scorsi anche fonti vicino al Cremlino non hanno escluso questa ipotesi, seppure nessuno si sia spinto a dichiarare apertamente che i roghi potrebbero essere riconducibili alla cyberguerra. Tanto più che, spiegano gli esperti, provocare un incendio a distanza con i sistemi antincendio collegati a un computer per un hacker è un gioco da ragazzi: un pirata della rete ci mette poco a introdursi nel sistema web e a scatenare un corto circuito. Nel sistema di riscaldamento, per esempio, basta alzare oltre i livelli di guardia la temperatura delle caldaie. Inoltre non è sfuggito agli osservatori che ad ogni rogo le immagini siano state mostrate innumerevoli volte dai canali social ucraini.

Solo per citarne alcuni, il primo incendio sospetto è divampato il 21 aprile a Tver, 150 chilometri a nord-ovest di Mosca, nell'Istituto centrale di ricerca delle forze di difesa aerospaziali.

Altro rogo di ampie dimensioni nel più grande impianto chimico di solventi russo nella città di Kineshma. Il primo maggio le fiamme sono divampate nello stabilimento di Perm, negli Urali centrali, dove si produce la polvere da sparo per armamenti.

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