May convince il governo: «Sì a Brexit»

Dopo 5 ore di vertice l'ok dell'esecutivo. Ora il passaggio decisivo in Parlamento

Erica Orsini

Londra Più di cinque ore di trattativa, ma alla fine Theresa May convince i ministri (ma nove di loro, tra cui quello degli Esteri Hunt e quello della Difesa Williamson, si sono opposti e non si escludono clamorose dimissioni) ad appoggiare l'accordo su Brexit. Iera sera, solo una breve dichiarazione per confermare il sostegno dell'esecutivo e annunciare una relazione più lunga ai Comuni per oggi. «Mi rendo conto che questa decisione è stata difficile e verrà molto discussa, ma ritengo sia quella che meglio rappresenta l'interesse del nostro Paese» ha detto la May prima di scomparire dietro l'ingresso del 10 di Downing Street.

Persistono tuttavia forti dubbi sul piano concordato dalla May con Bruxelles, che sono andati aumentando quando alcuni dettagli del documento sono stati diffusi dalla stampa. Ancora una volta, il nodo cruciale da risolvere rimane il confine irlandese. Il governo avrebbe accettato un trattamento «differenziato» per l'Irlanda del Nord per evitare la ricostituzione di un confine fisico tra le due Irlande. Questa soluzione significherebbe una permanenza nell'unione doganale a tempo indefinito, fino a che non viene trovata una soluzione che soddisfi entrambe le parti. Ma c'è di più. May avrebbe acconsentito anche a sottostare alle regole europee per quanto riguarda altre aree commerciali come il settore della pesca e la cosa ha fatto infuriare i rappresentanti scozzesi. Ancor prima che iniziasse la lunghissima riunione di gabinetto, tutti e tredici i deputati scozzesi, incluso il ministro per la Scozia David Mundell, hanno inviato una lettera al primo ministro in cui dichiarano che non appoggeranno nessuno accordo che impedisca al Regno Unito di negoziare sulle loro quote relative alla pesca. I Brexiteers più estremisti che fanno capo all'ex ministro degli Esteri Boris Johnson temono inoltre che la temporaneità auspicata dalla May della permanenza nell'unione doganale finisca per durare anni. Una prospettiva abbastanza realistica visto che ieri si è cominciato a parlare anche di implementare l'attuale unione doganale nel dopo Brexit, allargandola al Regno Unito. Nel frattempo la leader degli Unionisti irlandesi, che appoggiano dall'esterno il governo May, ha dichiarato che «ci saranno gravi conseguenze» se l'esecutivo siglerà un documento che divide il Regno Unito.

Per la signora May comunque, la battaglia non è ancora vinta. Per oggi è atteso un suo discorso ufficiale alla Camera e allo stesso tempo verrà pubblicato integralmente il testo dell'accordo. Dopodiché la premier britannica dovrebbe far ritorno a Bruxelles per un meeting straordinario verso la fine del mese.

Infine lo scontro finale in Parlamento, nella prima settimana di dicembre in cui l'esecutivo dovrà guadagnarsi l'approvazione all'accordo finale ricorrendo, probabilmente anche all'aiuto dell'opposizione. Ma c'è anche una remota possibilità che May sia costretta a dimettersi: il numero delle 48 lettere necessario per sfiduciare il primo ministro è ormai pericolosamente vicino.

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