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May e il salvagente di Bruxelles. Spunta il "codicillo" salva-Brexit

La premier spera di strappare un nuovo documento che salvi l'intesa su Brexit. Il voto a Londra sarà a gennaio

May e il salvagente di Bruxelles. Spunta il "codicillo" salva-Brexit

Insolitamente sorridente, come non la si vedeva da tempo, Theresa May è arrivata ieri a Bruxelles dopo essere scampata alla ghigliottina del voto di sfiducia dei deputati conservatori il giorno precedente a Londra e dopo essere volata in mattinata a Dublino per incontrare il premier irlandese Leo Varadkar, che ancora spera nella revoca o nella sospensione della Brexit. Anche quest'anno la premier inglese mangerà il Christmas pudding, arriverà a Natale per il rotto della cuffia, anche perché il voto sulla Brexit a Westminster non ci sarà prima del 7 gennaio. E ci arriverà da «sopravvissuta», come l'ha definita Angela Merkel, che con i leader europei l'ha accolta calorosamente, esprimendole «ammirazione».

Alla premier sono stati dedicati dieci minuti in un Consiglio europeo di due giorni, come non hanno mancato di rimarcare i Brexiters più duri. Un tempo significativo per capire in realtà che l'incontro non era destinato a chiudersi con decisioni cruciali. L'appuntamento è servito per respirare un'aria. E l'aria che tirava ieri a Bruxelles era chiara. La sintesi l'ha fornita il leader francese Macron: l'accordo tra Ue e Regno Unito «non è giuridicamente negoziabile» ma la Ue è pronta ad aiutare Theresa May. La leader inglese chiede rassicurazioni legali affinché il backstop, la clausola di salvaguardia sul confine nordirlandese che entrerebbe in vigore dopo i due anni di transizione, non sia a tempo illimitato, in modo da rassicurare i Brexiters e gli unionisti nord-irlandesi. May sa che ci vorranno alcuni giorni prima di trovare la quadra: «Non mi aspetto una svolta immediata - ha detto - quello che spero è che si possa iniziare a lavorare prima possibile sulle necessarie garanzie, quelle rassicurazioni di cui abbiamo bisogno per far passare l'accordo».

Esclusa l'eventualità che l'intesa venga ritoccata inserendo una clausola legalmente vincolante, si lavora su soluzioni alternative. Una delle quali - faceva sapere ieri una fonte del governo inglese - potrebbe essere «uno strumento interpretativo». «Un codicillo - un documento separato che emenda l'accordo, come spiega la fonte citata dal Financial Times - con forza legale, per spiegare che non resteremo incastrati nel backstop». Si tratterebbe di un codice interpretativo di una parte dell'accordo, previsto dalla Convenzione di Vienna, già usato in passato per convincere la Vallonia (regione belga) a dare il via libera alla ratifica del trattato Ue-Canada. È l'obiettivo di Theresa May.

Ma la situazione resta ancora più che caotica a Londra. Se è vero che la premier ha scampato la mannaia, dopo il voto di sfiducia abortito dei falchi tory, la battaglia nel Partito conservatore ha dimostrato che oltre il 35% dei deputati Tory è contro l'intesa sulla Brexit e che i numeri per dare il via libera all'uscita ancora non ci sono a Westminster, dove l'accordo sarebbe bocciato per 200 voti. I destini della premier e della Brexit sono ancora e perennemente in bilico. E come se non bastasse, c'è chi sostiene che il partito di maggioranza rischi una scissione fra gli «estremisti» della Brexit e i moderati, con la premier indebolita dalla promessa di non ricandidarsi nel 2022 (ma davvero la manterrà? O si ricandiderà se ci fossero elezioni anticipate?). Se l'indefessa May ottenesse garanzie da Bruxelles (la Ue è ornta a un summit d'emergenza a gennaio) potrebbe provare a convincere i deputati nordirlandesi del Dup e cercare di trovare una maggioranza tra chi considera il no-deal un disastro da evitare a tutti i costi. «Sta facendo deliberatamente correre l'orologio in avanti - dice il laburista Matthew Pennycook - È scandaloso».

Ma è la partita di Lady May per portare a casa la Brexit.

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