Londra L'ha chiesto con forza in apertura del dibattito, Theresa May: «Abbiamo l'occasione per mostrare all'Unione europea cos'è necessario per far approvare questo accordo dalla Camera dei Comuni». La risposta che ha ottenuto in serata è stata chiara: siano ridiscussi con Bruxelles i termini della clausola di backstop, quello che è stato deciso finora cioè il Regno Unito legato a tempo indefinito all'Ue in un'unione doganale non ha l'appoggio del Parlamento. È il senso dell'emendamento sostenuto da Graham Brady, il deputato conservatore che ha saputo coalizzare attorno a sé la maggioranza, unendo i Tory isolazionisti e quelli più europeisti in un ultimo tentativo di salvare la Brexit e il partito dalla spaccatura.
La giornata politica era però iniziata dalla sera di lunedì quando sono cominciati a circolare i dettagli di un armistizio raggiunto dalle diverse anime conservatrici. Un consenso raccoltosi attorno al compromesso Malthouse, dal nome del sottosegretario che ha lavorato all'idea e confermato poco dopo dai principali esponenti delle diverse fazioni conservatrici, che per giorni sono riusciti a parlarsi nel riserbo. Il nuovo piano prevede due fasi: la riapertura delle negoziazioni con Bruxelles per modificare la clausola di backstop nel senso di un accordo di libero mercato tra Regno Unito e Ue, basato su accorgimenti tecnici che rendano superfluo il ritorno a un confine fisico. Quali accorgimenti? Le parti avrebbero fino alla fine del 2021 per capirlo (un anno in più rispetto all'attuale periodo di transizione concordato in caso di accordo) e al momento rimane un auspicio.
L'idea si basa su una vecchia proposta dei brexiteers, rigettata al tempo da Theresa May. La seconda fase del piano si attiverebbe qualora Bruxelles si rifiutasse di riaprire la trattative e consiste in un'uscita senza accordo ma a partire dalla fine del 2021, per dare tempo alle parti di prepararsi adeguatamente per quello che sarebbe un no deal procrastinato. Una proposta, quella di Malthouse, che ha convinto i parlamentari della maggioranza a sostenere l'emendamento Brady per richiedere a Bruxelles di riaprire le trattative.
Voci e conteggi e congetture si sono susseguiti durante la mattinata e il pomeriggio. I conservatori hanno i numeri, no, ci sono quasi ma non ce la faranno, passerà l'emendamento Cooper che previene un no deal. In apertura di dibattito il moderatore della Camera, John Bercow, decide di selezionare sette emendamenti dei 14 presentati dai parlamentari, sette proposte che includono sia quella Cooper che quella Brady. May prende poi la parola, determinata a invertire la ritirata politica del suo governo, e comincia la sua arringa. Il governo appoggia l'emendamento Brady e il piano Malthouse, annuncia, ed è determinato a tornare a Bruxelles per riaprire le trattative, non più solo rassicurazioni politiche questa volta ma cambiamenti legalmente vincolanti. Saranno negoziazioni difficili ma se saremo uniti, se daremo un segnale chiaro all'Ue, ce la possiamo fare. Che questo significhi sconfessare un anno e mezzo di trattative condotte dal suo governo poco importa, è figlio del nuovo corso governativo e della storica sconfitta del 15 gennaio. Se un nuovo accordo con l'Ue non verrà raggiunto, prosegue May, avrete un altro voto entro metà febbraio. Sta parlando alla parte più europeista del proprio partito, nel tentativo di depotenziare l'emendamento Cooper: o si raggiunge un accordo con l'Ue entro il 26 febbraio approvato dal Parlamento o il governo dovrà chiedere un rinvio dell'uscita dall'Unione.
Il dibattito è lungo ma meno appassionato di due settimane fa, prendono la parola decine di parlamentari. Alle 19 in punto, come da programma, si comincia il voto. I primi emendamenti vengono respinti, si arriva a quello Cooper: l'appello di May ha successo, la proposta bocciata con uno scarto di 23 voti. L'aula ribolle, Bercow fatica a mantenere il controllo.
È infine la volta dell'emendamento Brady, approvato con una maggioranza di 16 parlamentari. May dovrà ora tornare a Bruxelles per riaprire le trattative, l'Ue ha già fatto sapere che non ha alcuna intenzione di farlo. Mancano 58 giorni. E la sterlina cala in Borsa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.