La May si organizza per la quarta sconfitta E il museo di Londra già espone la Brexit

Inglesi confusi mentre nel Paese è boom di mostre ispirate alla protesta

Nino Materi

Al grido di «London is open!» i musei britannici scoprono e mettono in mostra la Brexit Art: il mondo dell'arte conferma così la sua vocazione rabdomantica nell'individuare le vene nascoste che danno linfa alla contemporaneità.

Sul fronte creativo-sperimentale la capitale britannica rappresenta tradizionalmente un laboratorio privilegiato, figuriamoci adesso che il ciclone Brexit gli inglesi se lo sentono soffiare sotto il naso; roba forte, che rischia di fargli saltare le narici.

Eppure mentre la gente scende in piazza con l'incubo di un'uscita al buio, il London Museum intercetta protesta e dibattito miscelandoli in una formula estetica che, in Italia, direttori, burocrati ministeriali e sovrintendenti non riuscirebbero a concepire neppure lontanamente.

Secondo l'ultima ora Theresa May non si rassegna alla terza sconfitta di venerdì ai Comuni e sta preparando il quarto tentativo?

Ecco la risposta artistica del London Museum: un bus a due piani zeppo di giovani artisti che vanno in giro per la city intervistando la gente sul caos-Brexit; le voci pro e contro diverranno poi parte integrante di videoinstallazioni con l'obiettivo di lasciare ai posteri traccia di un cruciale passaggio storico della vita del Paese.

La dichiarazione di Laura Kuenssberg, editorialista della Bbc, sembra un «rumore» futurista: «È probabile che Theresa May ci voglia riprovare, ma è una decisione presa nel bunker mentre il cerchio del no deal si stringe»; parole che, se Marinetti rinascesse oggi in Inghilterra, sottoscriverebbe in un ipotetico «Nuovo Manifesto della Brexit».

Intanto il Bristol Museum - per «celebrare» la Brexit - ha pensato di esporre nella sala d'onore Devolved Parliament (Involuzione del Parlamento), l'opera premonitrice più political-scimpanzè-scorrect di Banksy: ritrae scimpanzé seduti al posto dei deputati tra i banchi della Camera dei Comuni; un Parlamento completamente occupato da scimmie, non si sa bene se e più o meno intelligenti dei parlamentari umani. Il misterioso street artist la realizzò dieci anni fa, ma oggi il quadro è di un'attualità bestiale. Devolved Parliament fu esposto per la prima volta nel museo di Bristol durante la mostra del 2009, un evento che attirò oltre 300mila persone. Il dipinto è la più grande opera dell'artista su tela e ora è visibile grazie a un prestito del suo proprietario.

L'altroieri, 29 marzo, nel giorno in cui il Regno Unito sarebbe dovuto uscire dall'Unione Europea, la factory di Banksy ha postato l'immagine dell'opera su Instagram col seguente slogano: «Ridi ora, ma un giorno nessuno sarà responsabile»: frase che riprende e modifica un

cartello che compare in un'altra delle sue opere più famose, che ha sempre con protagonista un primate: «Ridete ora ma un giorno saremo noi al comando».

Uno scimpanzè libero al posto dell'ingabbiatissima Theresa? Mai dire May.

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