Mazze, spranghe e polvere esplosiva. Automobilisti furiosi contro gli autovelox

La guerra agli autovelox è ufficialmente dichiarata. Dal Veneto alla Calabria, dalla Toscana alla Campania, ogni arma è funzionale alla causa

Mazze, spranghe e polvere esplosiva. Automobilisti furiosi contro gli autovelox
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La guerra agli autovelox è ufficialmente dichiarata. Dal Veneto alla Calabria, dalla Toscana alla Campania, ogni arma è funzionale alla causa. Nel climax di sabotaggi alle odiate macchinette fabbrica-multe l'apice è stato raggiunto nelle scorse ore a Cadoneghe, nel Padovano. Qualcuno è arrivato nel buio della notte sulla statale 307 del Santo, ha piazzato della miscela esplosiva alla base del pozzetto e ha fatto saltare in aria l'autovelox. A rimanere in piedi solo la struttura e il tubo di sostegno, ma la deflagrazione ha scoperchiato il tombino in ghisa dei sottoservizi, producendo una fiammata che ha reso inutilizzabile il rilevatore di velocità. Qualcuno non ne poteva più di quella macchinetta dei record, che in un solo mese ha pizzicato circa 24mila automobilisti.

Proprio mercoledì, qualche ora prima dell'esplosione, un gruppo di automobilisti castigati dall'infallibile rilevatore si era dato appuntamento davanti alla sede della polizia locale di Cadoneghe per un sit-in di protesta. Alla base delle contestazioni ci sarebbe un problema di comunicazione: fino ad alcuni mesi fa su quel tratto di strada bollente vigeva il limite dei 70 chilometri orari. Poi l'arteria è passata sotto la gestione diretta del Comune, che ha deciso di abbassare il limite a 50. Secondo i multati, sarebbe questo a spiegare perché molti siano incorsi nelle infrazioni da 180 euro (con decurtazione di tre punti dalla patente) mentre transitavano sulla 307 poco sopra i 50 orari, ma ben sotto i 70. Qualche automobilista ha collezionato anche oltre 20 multe, sempre nello stesso tratto. Inoltre gli automobilisti, sostenuti dalle associazioni di difesa del consumatore, sostengono che l'autovelox mancava dei cartelli verticali di avviso previsti per legge. Sui social è finita la foto degli operai del Comune che il 4 agosto - un mese e mezzo dopo la messa in funzione della macchinetta - affiggevano il cartello che invita a rispettare il limite. «Era un cartello aggiuntivo rispetto alla segnaletica preesistente», ha però precisato il sindaco Marco Schiesaro.

Intanto è proprio il Veneto a sembrare l'epicentro delle ritorsioni anti-multe negli ultimi mesi: a Rovigo sono almeno quattro gli assalti agli autovelox, letteralmente «decapitati» alla base. L'ultimo caso 48 ore prima del «botto» padovano, quando con un flessibile è stato segato uno dei pali di supporto. Il primo assalto è stato registrato tra il 18 e 19 maggio, con l'abbattimento dell'impianto posizionato sulla strada statale 16, per le auto in arrivo da Ferrara. A fine maggio ha fatto la stessa fine il palo di sostegno dell'autovelox sulla regionale 482, a Giacciano con Baruchella. Il 19 luglio il copione si è ripetuto sempre con la prima macchinetta abbattuta sulla statale 16 a Bosaro, che nel frattempo era stata rimontata.

Ma i vendicatori di multe si aggirano in tutta Italia: a Firenze un autovelox è stato distrutto a suon di proiettili esplosi nella notte, a Verona è stata la volta di colpi di fionda e biglie d'acciaio per mano di un pensionato, a Cosenza si è scelta una mazza da baseball. Pratiche illegali e condannate universalmente, ma che testimoniano il generale malcontento verso la «giungla degli autovelox», come l'ha definita solo un mese fa il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini.

«Piazzare l'autovelox dove improvvisamente la velocità scende dai 90 ai 50 chilometri orari per fare cassa non sarà più possibile - ha detto Salvini nel corso della presentazione della Riforma del nuovo Codice della Strada - Stiamo lavorando perché gli autovelox siano uniformati a livello nazionale e siano strumenti utili a salvare vite; non usati per rimpinguare le casse comunali. Un conto è piazzarli in punti sensibili, un altro è farlo dove nulla hanno a che vedere con la sicurezza, diventando una tassa occulta». Una necessità, a questo punto, anche per fermare l'ondata di violenza fai-da-te.

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