Medici contro i Daspo ai clandestini

«Il diritto alla salute è intoccabile, no a elementi discriminatori»

Medici contro i Daspo ai clandestini

Come deve comportarsi un medico di una struttura pubblica quando si presenta un clandestino bisognoso di cure? Finora la linea dettata dall'Ordine dei medici era netta: il diritto alla salute è intoccabile, qualunque sia lo status del malato. Tant'è vero che l'Ordine ha denunciato alla magistratura un medico trentino che, alle prese con un immigrato con il permesso di soggiorno scaduto, invece di visitarlo avrebbe chiamato i carabinieri. Ma ora a complicare tutto è arrivato il «decreto sicurezza» del governo Conte, che inserisce anche gli ospedali nel novero delle strutture da cui è possibile allontanare chi crea problemi, facendo scattare il cosiddetto «Daspo urbano».

Anche contro questa norma arriva la protesta dei medici, che attraverso le loro associazioni hanno ricordato che «il diritto alla salute è tutelato dall'articolo 32 della Costituzione ed è una garanzia intoccabile, guai a introiettare elementi discriminatori». In realtà, la lettura del testo del decreto - controfirmato l'altro ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella - aiuta a ridimensionare l'allarme. Nessun malato verrà cacciato da un pronto soccorso perché privo di documenti regolari.

L'articolo 21 del decreto, infatti, non fa alcun riferimento allo status giuridico del paziente. Semplicemente, i «presidi sanitari» vengono aggiunti al lungo elenco di strutture tutelate da una legge approvata dal governo Gentiloni nell'aprile 2017, il cosiddetto «decreto Minniti» che istituiva per l'appunto il Daspo urbano. La legge voluta dal centrosinistra prevedeva che il Daspo potesse impedire l'accesso a «infrastrutture ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano», con la possibilità di aggiungere all'elenco anche scuole, musei, parchi archeologici e anche giardini pubblici. Alla lista ora, si aggiungono anche gli ospedali.

A poter venire allontanati da queste strutture sono coloro che, a prescindere da etnia e passaporto, «impediscono l'accessibilità e la fruizione delle predette infrastrutture in violazione dei divieti di stazionamento o di occupazioni ivi previsti». Lo straniero, clandestino o regolare che sia, che si presenta in un pronto soccorso chiedendo di essere visitato non può venire colpito dal Daspo. Nel mirino del «decreto Minniti» c'era, volgarmente parlando, chi «fa casino» in un luogo pubblico. Ora la norma vale anche per gli ospedali.

D'altronde, anche il caso dello straniero respinto a Trento sembra in realtà ricadere in questa categoria di comportamenti: «L'uomo - spiega l'ospedale - si era rivolto effettivamente al pronto soccorso ma aveva perso il controllo e stava dando in escandescenza

mettendo in pericolo l'incolumità del personale e delle persone presenti. Sono state chiamate le forze dell'ordine e solo a quel punto, dopo una richiesta di controllo documenti, quei documenti non sono risultati in regola».

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