Coronavirus

"Medici No Vax? Si ammalano. E non migliorano gli organici"

Gli ordini critici sul rientro in corsia. Per ora solo mille reintegrati, tra le critiche e molti cambi di incarico

"Medici No Vax? Si ammalano. E non migliorano gli organici"

In alcuni ospedali (pochi) sono stati abbracciati dai colleghi. Ma in tanti reparti hanno trovato rancore e polemiche. Il primo giorno di lavoro dei medici No Vax (per ora un migliaio quelli effettivamente in servizio) è stato piuttosto teso. «Non so se verrò riassegnato in qualche altro reparto» ammette un infermiere di Como, medicina interna, in attesa che sia il suo direttore a stabilirlo. La decisione per il loro rientro è politica «e non scientifica» tengono a precisare i direttori sanitari. Detto questo, si parla di numeri molto bassi.

Al 31 ottobre i medici e odontoiatri sospesi erano 4.004, vale a dire lo 0,85% dei 473.592 iscritti. Di questi, i medici sono 3.543 (lo 0,82% su 434.577), gli odontoiatri 461 e i doppi iscritti, che per la stragrande maggioranza esercitano come odontoiatri, solo 325. Il dato più interessante riguarda però l'età dei medici No Vax: poco meno della metà, il 47% dei 3.543 medici sospesi per non essersi voluti sottoporre alla profilassi vaccinale ha più di 68 anni. Ciò significa che questi 1.665 medici sono già fuori dal Servizio Sanitario Nazionale e non rientreranno quindi potenzialmente in servizio in strutture pubbliche. Tecnicamente il numero dei reintegri non cambierà di molto la situazione negli ospedali: non sono tanti e quindi non rappresentano né un rischio eccessivo in questa fare dell'epidemia né una soluzione al problema delle carenze di personale.

Quello che non va giù a chi non ha mai lasciato la corsia è che ci siano colleghi che non credono nella medicina e nei vaccini. E che rappresentano un rischio per i pazienti. Per di più, secondo l'Omceomi, «chi non è vaccinato contagia di più, si ammala di più e con questo, oltre a rappresentare un pericolo, toglie forza lavoro alle strutture e al territorio, quindi ai pazienti, costringendo i colleghi a turni maggiori». «Noi Ordini abbiamo avuto pochissimo tempo per adeguarci» al provvedimento sul reintegro. «Il decreto è stato immediatamente esecutivo, mentre avrebbe fatto comodo se ci fosse stata più possibilità di programmare - ammette Roberto Carlo Rossi, presidente dell'Ordine dei Medici di Milano - I tempi tecnici ci devono essere. A Milano sono circa 280 i medici che erano ancora sospesi e vengono ora reintegrati, da una prima stima. È ovvio che quando c'è carenza di personale anche un'unità in più fa comodo. Ma non sono numeri così grandi da pensare che con quello si risolverà il problema». «Ma andavano reintegrati. Non sono stati mica radiati dai loro rispettivi ordini professionali» fa notare il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. In Veneto quelli che dovevano essere reintegrati il primo gennaio e che, adesso, rimetteranno il camice prima sono solo 12 su 605 operatori sanitari sospesi.

«Il ministro Schillaci è un medico, un accademico, sa bene quello che fa» sostiene Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario Covid nella fase più critica della pandemia.

«Io avrei preso decisioni diverse - commenta l'assessore lombardo alla Sanità, Guido Bertolaso - ma in ogni caso stanno facendo una tempesta in un bicchier d'acqua».

In Lombardia il rientro ha riguardato 19 medici non vaccinati e circa 200 infermieri per un totale di 700 persone se si tiene conto anche del personale sanitario.

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