Coronavirus

"Meglio i rischi di un vaccino che ammalarsi di coronavirus"

L'immunologo analizza i progetti: "Con l'adenovirus di scimmia Oxford-Pomezia risulta il più promettente"

"Meglio i rischi di un vaccino che ammalarsi di coronavirus"

I francesi di Sanofi escono dalla partita vaccini e ammettono: «In fase tre non abbiamo raggiunto i risultati sperati sul farmaco anti artrite». Restano in gara russi, americani, cinesi e l'asse anglo-italiano, che sembra la via più promettente.

Ma c'è da fidarsi degli annunci che si inseguono sull'arrivo del vaccino anti Covid? C'è chi lo dà pronto per settembre, chi entro fine anno. In una corsa sicuramente contaminata da ragioni economiche e politiche, a un paio di mesi dalle elezioni americane.

Ne abbiamo parlato con Guido Forni, professore ordinario di immunologia dell'università di Torino e membro dei Lincei, l'accademia scientifica più antica d'Italia. Assieme a Alberto Mantovani, Lorenzo Moretta, e Giovanni Rezza, ha curato il libro I vaccini fanno bene. Perché dobbiamo credere nella scienza per difenderci da virus e batteri.

Professor Forni, stiamo assistendo a una nuova Guerra fredda sul vaccino. Ma di chi ci dobbiamo fidare?

«Tutti i vaccini allo studio sono molto simili. Penso allo studio russo, a quello americano e a quello di Oxford e Pomezia. Si basano tutti sull'adenovirus che, di fatto, viene svuotato e riempito della proteina Spike del Covid».

Perchè allora lo studio di Oxford/AstraZeneca sembra il più promettente? Solo per questione di avanzamento della sperimentazione?

«A Oxford è stato utilizzato l'adenovirus di scimmia e quindi si presume che l'uomo non abbia anticorpi sviluppati contro di lui. La sperimentazione è di matrice italiana perché si basa su uno studio di Riccardo Cortese, che fu direttore dell'Istituto di Ricerche di Biologia Molecolare (Irbm) di Pomezia. Se si usa un adenovirus umano, è possibile che il vaccino non sia efficace su tutti perché alcuni potrebbero aver sviluppato gli anticorpi».

Ma questa fretta nella creazione del vaccino non può essere pericolosa?

«La vera prova del nove sul vaccino l'avremo tra qualche anno, quando ne vedremo i reali effetti collaterali. Ma anche se non avremo un prodotto sicuro al 100%, è importante averlo. Molto meglio qualche rischio, contenuto, legato al vaccino che al Covid».

Quindi c'è da fidarsi dei russi che sono già in fase avanzata di sperimentazione sull'uomo?

«Lo stanno provando sull'esercito, come in Cina, e sulla figlia del presidente. Va bene così, si basano anche su evidenze emerse da studi di altri Paesi. Ripeto: è peggio prendersi la malattia».

Cosa pensa del vaccino anti influenzale? Quest'anno è necessario?

«Sì. Quest'anno sarà più utile ancora degli altri anni. Nei laboratori lo stanno mettendo a punto adesso, valutando quali potranno essere i ceppi influenzali più probabili. Serve per due ragioni: uno, evita che l'influenza comune aumenti il rischio di complicazioni da Covid. Due, aiuta a non confondere un'influenza per Covid e quindi serve a scongiurare le diagnosi e le terapie sbagliate».

Ci sono altri mezzi per difenderci dal contagio?

«Sì, sono in corso le sperimentazioni per un vaccino da inalare, che dà una risposta locale e blocca l'infezione. È basato sulla proteina Spike somministrata per insufflazione nel naso è stato sperimentato negli animali con successo da David Curiel e Michael Diamond, Washington University. E poi c'è un progetto sull'Rna che codifica la proteina Spike insufflata nel naso ed è portato avanti da una compagnia belga, eTheRNA: sugli animali induce una buona protezione immunitaria a livello delle mucose».

Mentre la scienza cerca di fermare l'epidemia, noi dobbiamo fare i conti con le piazze dei no vax.

«Faccio solo una riflessione. In Italia vengono demonizzati gli Ogm alimentari. Eppure i vaccini sono organismi geneticamente modificati e serviranno a salvarci.

Quindi siamo di fronte a un parossismo evidente».

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