P iace all'America. Piace così tanto che il Time ha inserito il nome di Giorgia Meloni tra le personalità più influenti dell'anno appena iniziato (l'anno passato, però, lo stesso onore era toccato al suo competitor Matteo Salvini). Al National Prayer Breakfast di Washington era la sola italiana su 3.500 invitati. Gongola del privilegio, la leader di Fratelli d'Italia, ma resta concreta e si preoccupa di portare a casa il miglior risultato possibile. «Qui per stringere relazioni con la rete dei partiti conservatori - dice -; e qui anche per difendere gli interessi del mio Paese in un contesto di buone relazioni internazionali. Il sistema di relazioni che cerchiamo di intessere serve a tutto il centrodestra. E servirà al Paese, nel momento in cui la parla dovesse tornare al popolo e il popolo scegliesse noi per governare».
Questa convention si è chiusa con il tradizionale intervento del presidente americano. Discorso che la Meloni mostra di apprezzare. E le prime parole sono proprio di elogio per Donald Trump. In fondo, spiega la Meloni, è proprio la sua ricetta («vincente») che si vuole importare nel Belpaese. Alla leader di Fratelli d'Italia piace la difesa dell'identità, dei confini, delle imprese, dei prodotti, delle famiglie americane. «L'orgoglio dell'identità, nelle altre Nazioni del mondo - spiega -, sta dando ottimi frutti e ottimi risultati. È la ricetta che vogliamo portare in Italia, dove anche noi vogliamo difendere i nostri prodotti, le nostre aziende, i nostri confini e le nostre famiglie».
La leader di Fratelli d'Italia crede insomma che possano coesistere le ottime relazioni internazionali insieme con la «difesa patriottica» degli interessi nazionali. «Dio, Patria, Famiglia nel discorso del presidente Trump al National Prayer Breakfast - aggiunge la Meloni -. sono parole che in Italia suonerebbero quasi eversive. E invece negli Stati Uniti chi le pronuncia con orgoglio si trova in questo momento al governo e il suo lavoro sta dando risposte importanti».
La costante crescita, in questi anni del partito della destra italiana, dimostra secondo la giovane leader che il lavoro svolto dal 2012 (anno della fondazione) a oggi è stato proficuo. Ma sono in molti, però, a vedere nel successo anche un riposizionamento in chiave moderata, soprattutto dopo la virata sovranista del suo alleato Matteo Salvini. Tanto da rappresentare anche un modello per chi nel centrodestra da tempo chiede un cambio di passo rispetto al leader del Carroccio. «La Meloni dimostra come ci si possa differenziare e crescere senza andare a rimorchio della Lega», spiegava l'altra sera Mara Carfagna (Fi), ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo (La7). Ma non è soltanto il metodo è anche il merito che conta. E i moderati rivendicano con forza proprio la loro battaglia politica. A iniziare dallo stesso Berlusconi che con un tweet ha replicato a distanza sia alla Carfagna che alle esternazioni delle stessa Meloni da Washington.
«Forza Italia - scrive il Cavaliere su Twitter - è un grande partito saldamente integrato nel centrodestra, che in Italia non potrebbe esistere senza di noi. Siamo distinti per valori e contenuti dai nostri alleati, con cui collaboriamo e condividiamo il programma che realizzeremo quando torneremo a Palazzo Chigi».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.