La Meloni sfonda il "Muro Rosso": exploit della destra nelle roccaforti dem

Il centro-destra è primo in Toscana e Emilia, risulta dominante nei collegi, e fa cappotto nelle Marche e in Umbria: il muro rosso d'Italia non esiste più

La Meloni sfonda il "Muro Rosso": exploit della destra nelle roccaforti dem

Il "muro rosso" del Partito Democratico non esiste più. I dati che giungono dalle elezioni politiche certificano il sorpasso del centrodestra in Emilia Romagna e Toscana e la rottura di ogni possibilità di concorrenza in ex feudi del centrosinistra come Umbria e Marche. Questo è uno dei dati politici più importanti delle elezioni politiche 2022: tra Camera e Senato la coalizione guidata da Giorgia Meloni replica il risultato del Partito Conservatore britannico guidato da Boris Johnson alle elezioni generali del dicembre 2019, sfonda in casa della sinistra, conquista collegi che spesso erano stati preclusi e consolida in forma simbolica e strutturale il suo successo.

Nel 2019 Johnson aveva strappato ai Laburisti i collegi elettorali dell'Inghilterra operaia del Nord, nel 2022 il centrodestra conquista i pivot rossi nelle terre delle Coop, delle Feste dell'Unità, del "laboratorio" del progressismo. I numeri sono importanti e degni di commento.

Da Piacenza a Modena, il centrodestra vola in Emilia

In Emilia Romagna il centrodestra primeggia in termini di voti assoluti alla Camera, sfiora i 900mila consensi totali e tocca il 39,01% trainato dall'exploit di Fratelli d'Italia, al 25,07%. Il Partito Democratico è la formazione più votata con il 28% dei consensi, ma il centrosinistra si ferma al 35,84 complessivo. Dati simili anche al Senato.

Complessivamente, il centrodestra vince sette collegi uninominali su undici alla Camera e tre su cinque al Senato. A Piacenza, la coalizione conservatrice è addirittura maggioranza assoluta nel territorio di una città riconquistata dal centrosinistra alle più recenti amministrative. Alla Camera l'ex sindaco e esponente di Fdi Tommaso Foti tocca il 52% e doppia Beatrice Ghetti, candidata del centrosinistra; la leghista Laura Cavandoli fa sua invece Parma, vincendo col 43%, oltre dieci punti in più del candidato progressista Michele Vanolli.

Piacenza e Parma sono sempre state le meno "rosse" delle città emiliane, ma l'entità del successo del centrodestra è notevole. Il centrodestra vince in città e in provincia e soprattutto appare trasversalmente in testa, trainato dalla prestazione di Fdi e dal travaso dei voti dalla Lega a Giorgia Meloni. Simbolicamente importante anche lo sfondamento del centrodestra nel cuore dell'Emilia Rossa, ove il centrosinistra tiene a fatica Carpi e Imola, vince a Bologna ma crolla a Modena, storica piazza della coalizione progressista. Il sindacalista e esponente dei Verdi Aboubakar Soumahoro si ferma al 36,01% e viene sconfitto in volata nel collegio del Panaro da Daniela Dondi, che va oltre il 37% e consegna a Fdi il seggio.

Col 37,2% il più importante sfondamento della destra in Romagna, quella che porta l'avvocato cesenate Alice Buonguerrieri a vincere nella "capitale del gas" italiana, Ravenna. Città in cui il sindaco dem Michele De Pascale è da tempo a favore di estrazione energetica, trivelle e sviluppo industriale ma in cui, per contrappasso, la coalizione tra il Pd e gli ecologisti "no tutto" premia Fdi e il centrodestra, che esorcizzano l'inciampo di Piombino e del rigassificatore bloccato dal locale sindaco meloniano battendo Ouidad Bakkali, candidato del centrosinistra, per soli quarantanove voti e blindando il seggio. Il leghista Jacopo Morrone vince il collegio a Rimini, la forzista Gloria Saccani sfonda a Forlì e Mauro Malaguti, di Fdi, conferma i pronostici nell'unica roccaforte di destra della Romagna, Ferrara. Vanno alla destra anche i seggi senatoriali di Ravenna e Rimini, entrambi espugnati da Fdi: nel primo campo vince il senatore uscente Alberto Balboni, nel secondo il vicesindaco di Faenza Marta Farolfi.

Scacco matto anche in Toscana

Risultati lusinghieri per la destra anche in Toscana. Il Nord-Ovest della regione si conferma laboratorio conservatore: tra Lucca, Massa e Prato il distacco con la sinistra è in doppia cifra, il centrodestra è stabilmente sopra il 40% e supera il 45% a Lucca. A Prato l'economista dem Tommaso Nannicini è sconitto dalla deputata di Forza Italia Erica Mazzetti, a Lucca si conferma Riccardo Zucconi di Fratelli d'Italia e a Massa entra la leghista Elisa Montemagni. Nel collegio senatoriale di Prato, che raccoglie i tre distretti vince il meloniano Patrizio La Pietra.

Il centrosinistra tiene alla Camera, come da pronostico, Scandicci e Firenze, ma è clamorosamente battuto a Pisa dove schierava un uomo di punta come il costituzionalista Stefano Ceccanti, che si ferma al 34,9% mentre il leghista Edoardo Ziello supera il 40%. Al Senato Manfredi Potenti della Lega bissa un risultato che ha del clamoroso.

Tre a zero alla Camera per il centrodestra oltre l'Arno. Non entra Enrico Rossi, ex governatore, battuto dal quasi omonimo Fabrizio Rossi (Fdi) a Grosseto; la leghista Tiziana Nisini vince ad Arezzo, ma il risultato più clamoroso è quello di Livorno, paragonabile a vittorie come Modena o Sesto San Giovanni in Lombardia. Un big democratico come Andrea Romano perde nel capoluogo labronico il seggio a favore di Chiara Tenerini, eletta col 35% contro il 33% del deputato uscente. Susanna Petrucci di Fdi vince al Senato il seggio di Arezzo e completa un risultato più che lusinghiero.

Sette a due alla Camera, tre a uno al Senato: Fratelli d'Italia (25,95%) sfiora il sorpasso sul Pd (26,39%) e archivia anche la Toscana rossa. In entrambe le regioni, i voti sul campo segnano la capacità della coalizione di centrodestra di rompere il tradizionale duopolio centro-periferia che ha contraddistinto il voto nel 2018 e 2019. Certo, il Pd regge a Firenze e Bologna, come del resto prevedibile, ma non si possono certamente definire periferia centri come Pisa, Livorno, Lucca, Modena, Ravenna, Cesena, Ferrara e Forlì. Mentre neanche nelle roccaforti resistenziali ha successo alcun tipo di appello al presunto "ritorno del fascismo", si nota come il boom di Fdi e del centrodestra abbia il risultato più importante nei centri industriali, nelle città di provincia industriose e produttive in cui maggiormente si fanno sentire le minacce della crisi economica e energetica. Il voto identitario chiesto da Enrico Letta non sortisce alcun effetto.

Umbria e Marche, destra insuperabile

Completano il quadro Umbria e Marche. Al centrodestra vanno tutti e due i collegi umbri della Camera, i quattro marchigiani, il seggio unico di Perugia e quelli di Ascoli e Ancona al Senato. Nove a zero: la destra fa il pieno con poco meno del 45% nelle Marche e sfondando quella soglia in Umbria. Come dimostrato dai trend passati di politiche e regionali, l'Umbria rossa e le Marche rosse sono un lontano ricordo.

Complessivamente, nel muro rosso storicamente tenuto dalla sinistra fin dai tempi del Partito Comunista il pallottoliere segna 29 a 9 per il centrodestra nei collegi uninominali 20 a 6 alla Camera e 9 a 3 al Senato. Nel 2018 il centrosinistra aveva iniziato perdendo nettamente Umbria e Marche, ora Giorgia Meloni completa il successo travolgendo le roccaforti del Pd e compensando con lo sfondamento tra Emilia e Toscana i collegi che sono venuti meno alla coalizione di centrodestra per il "rimbalzo" del Movimento Cinque Stelle in Campania.

Ora per il prossimo governo la sfida sarà dare risposte positive al mandato pieno ricevuto, che spesso coincide con il consenso al centrodestra da parte di città industriose e produttive desiderose di una svolta sui dossier più caldi del contesto attuale. In quello che era il muro rosso e può diventare il muro blu dell'Italia centrale, la partita politica di queste elezioni ha ribaltato ogni trend del passato.

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