Meloni vede Costa: bene la difesa Ue ma serve flessibilità. L'incontro con Milei

Tre tappe cruciali e tutte concentrate nella seconda metà di giugno (il 16 e 17 in Canada, il 24-25 nei Paesi bassi e il 26-27 in Belgio)

Meloni vede Costa: bene la difesa Ue ma serve flessibilità. L'incontro con Milei
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Il vertice del G7 a Kananaskis, il summit della Nato a L'Aia e il Consiglio europeo a Bruxelles. Tre tappe cruciali e tutte concentrate nella seconda metà di giugno (il 16 e 17 in Canada, il 24-25 nei Paesi bassi e il 26-27 in Belgio). Appuntamenti che potrebbero essere decisivi per il futuro delle relazioni tra Europa e Stati Uniti, con un occhio alla questione ucraina, al possibile disimpegno americano e alla spesa per la difesa europea e l'altro ai negoziati sui dazi in corso tra Bruxelles e Washington.

Inevitabile, quindi, che siano proprio questi i due principali dossier affrontati ieri nel faccia a faccia tra Giorgia Meloni e il presidente del Consiglio Ue Antonio Costa. L'incontro a Palazzo Chigi dura poco meno di un'ora e, fa sapere il portoghese, «è stato molto buono». «Abbiamo discusso di come aumentare la preparazione comune alla difesa dell'Europa, perché dobbiamo garantire una spesa più efficiente e un approccio collettivo alla sicurezza», dice Costa che già nei giorni scorsi aveva sottolineato come l'obiettivo di una «difesa collettiva» europea sia ormai non rinviabile. Il sottinteso è che i vertici delle istituzioni europee considerano ormai quasi certo un disimpegno quanto meno parziale degli Stati Uniti sia sul fronte Nato che sul fronte Ucraina. Circostanza che rende non rinviabile il tema della sicurezza europea. Che, spiega Costa, «è più della difesa» perché «richiede pace, prosperità e stabilità costruite su soluzioni sostenibili alle sfide globali». Ma sul punto Meloni fa presente al presidente del Consiglio Ue che l'Italia necessità di flessibilità. Perché per raggiungere l'obiettivo Nato del 3,5% del Pil (dall'attuale 2%) il governo italiano dovrebbe trovare a regime circa 30 miliardi l'anno di risorse aggiuntive. Un'enormità. Contabile e politica, perché sul punto la Lega è pronta ad alzare barricate. Tutte ragioni per cui Meloni è convinta che il target non può essere immaginato a 3-5 anni (come pensano gli Usa), ma almeno a 7 (come ipotizzato dal segretario generale della Nato Mark Rutte) se non a 10.

Sul tavolo, riferiscono fonti italiane, anche Medio Oriente, competitività e migrazioni. E la Conferenza sulla ripresa dell'Ucraina che si terrà a Roma il 10 e 11 luglio e a cui Costa sarà presente.

Ma ieri a Palazzo Chigi è stata anche la volta del presidente argentino Javier Milei, atterrato in Italia per quello che è il tour più lungo da quando, armato di motosega per tagliare la spesa pubblica, nel dicembre 2023 è entrato nella Casa Rosada. Ad accoglierlo non solo la presidente del Consiglio ma anche l'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi.

L'incontro - a cui è poi seguita una cena - è infatti l'occasione per la firma di un memorandum d'intesa tra le compagnie energetiche di Italia e Argentina (la Ypf). Un accordo che entro il 2030 porterà alla graduale esportazione dall'Argentina di Gnl (gas naturale liquefatto) per 30 milioni di tonnellate l'anno.

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