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Soldi ai rom, fango sulla Meloni. Ma lei zittisce tutti: "Così fanno i regimi"

Repubblica dà voce a un pentito che parla di fatti (non verificati) del 2013. Ma la leader Fdi smonta tutto: "La notizia è inventata. Curioso che esca oggi con Fdi al 18%"

Soldi ai rom, fango sulla Meloni. Ma lei zittisce tutti: "Così fanno i regimi"

"Quella notizia è inventata". Al fango lanciatole addosso da Agostino Riccardo - che l'avrebbe accusata di aver fatto avere nel 2013 35mila euro al clan Travali (colpito nei giorni scorsi da 19 arresti) per comprare voti e attaccare manifesti a favore di Pasquale Maietta, all'epoca astro nascente del partito - Giorgia Meloni replica smentendo tutto e promettendo querele a pioggia. "Io non faccio affari con i rom", assicura durante una diretta su Facebook in cui accusa il quotidiano La Repubblica per aver fatto da megafono a un pentito che avrebbe rivangato presunti fatti di otto anni fa. "Devo pensare che gli inquirenti l'abbiano considerata infondata altrimenti mi avrebbero chiesto conto di una notizia che mi infanga - argomenta la leader di Fratelli d'Italia - e mi chiedo come sia possibile che una rivelazione del genere sia finita su Repubblica, senza che nessuno abbia inteso chiedermi un punto di vista". Ad apparire ancora più strano è che dal passato arrivino certe accuse in un momento in cui il partito della Meloni macina consensi e, oltre ad avere staccato il Movimento 5 Stelle, punta a superare un Partito democratico in tilt totale.

Fango contro la Meloni

A tirare in ballo la presidente di FdI sarebbe stato il collaboratore di giustizia Riccardo, mentre a dargli visibilità è stata La Repubblica con un articolo pubblicato oggi in esclusiva e senza chiedere alcun contraddittorio alla Meloni. Si parla di un presunto fatto risalente a ben otto anni fa, in occasione delle elezioni politiche. "Maietta ci presentò Giorgia Meloni - avrebbe detto il pentito - era presente anche il suo autista. Parlavamo della campagna elettorale e Maietta disse alla Meloni che noi eravamo i ragazzi che si erano occupati delle campagne precedenti per le affissioni e per procurare voti". Nell'articolo viene poi messo l'accento sul fatto che Maietta fosse il terzo della lista (preceduto da Rampelli e dalla Meloni) e che Rampelli, anche se eletto, si fosse dimesso per fare posto a Maietta. E ancora: viene data visibilità alle dichiarazioni fatte da Riccardo durante il processo "Alba Pontina" che riguarda l'organizzazione mafiosa che sarebbe stata costituita a Latina dalla fazione di Campo Boario dei Di Silvio. In quell'occasione avrebbe sostenuto che Maietta nel 2013 riuscì a entrare alla Camera dei deputati "dopo che noi minacciammo pesantemente Fabio Rampelli, costringendolo a optare per l’elezione in un altro collegio e a liberare così il posto".

Riccardo, in relazione all'incontro che alcuni membri del clan avrebbero avuto con la leader di Fratelli d'Italia, avrebbe poi riferito che Maietta avrebbe detto alla Meloni che i ragazzi del clan Travali dovevano essere pagati, e che lei avrebbe risposto di parlarne con il suo segretario. Il quale in disparte avrebbe dichiarato: "Senza che usiamo i telefoni diamoci un appuntamento presso il Caffè Shangri-la a Roma". Ma, essendo una destinazione complicata da raggiungere, l'appuntamento sarebbe stato fissato poi al distributore che è ubicato dall'altra parte della strada, all'altezza dello Shangri-la: "Ci ha detto di aspettare in un parcheggio lì vicino entro le ore 12". Il segretario sarebbe arrivato da una strada interna, nei pressi del centro commerciale Euroma 2: "Ci ha portato all'interno di una busta del pane 35mila contanti". "Prima di andare via ci disse: 'Mi raccomando, io non vi conosco. Non vi ho mai dato niente'. Noi lo rassicurammo in tal senso - ha fatto sapere infine Riccardo - era venuto con una Volkswagen berlina, la stessa vettura con la quale aveva accompagnato la Meloni a Latina".

"La notizia è inventata"

Ma come mai un fatto di otto anni fa è stato ricacciato proprio ora che Fratelli d'Italia vola nei sondaggi e ha raggiunto il boom storico dei consensi al 18%? Una domanda che si pone la stessa Meloni, intervenuta in una diretta Facebook per esprimere la propria posizione e fare chiarezza sulla vicenda: "È partita la macchina del fango contro l'unico partito di opposizione. Non ci facciamo intimidire. Io non faccio affari con i rom. Non ho mai avuto una Volkswagen nera. Questa notizia che mi infanga è inventata, non è mai accaduta. Se gli inquirenti avessero voluto chiedermelo, io non avrei avuto problemi a rispondere. Devo pensare che gli inquirenti non hanno ritenuta affidabile questa testimonianza, altrimenti mi avrebbero chiesto conto".

La presidente di FdI si è inoltre chiesta come la notizia sia finita sul quotidiano La Repubblica senza che nessuno le abbia chiesto una versione: "Non è strano che La Repubblica decida di pubblicare a tutta pagina una notizia del genere che mi infanga senza ritenere di farmi una telefonata perché in quel pezzo ci fosse una mia dichiarazione? Quali verifiche ha fatto il giornalista? Non è curioso che tutto il circuito dei media di sinistra non mi abbia ascoltato prima di buttarla in pasto all'opinione pubblica?". La testimonianza del pentito Riccardo però potrebbe finire presto in tribunale. "In Italia piacciono le persone serve e ricattabili. Noi siamo persone libere e non abbiamo paura, perché non abbiamo fatto del male. Potete prenderci tutti casa per casa, ma continueremo a dire la nostra. Ovviamente annuncio querela contro chi dichiara cose false", ha infatti concluso la Meloni.

L'accusa sarebbe di frode elettorale, la stessa di Aung San Suu Kyi in Birmania dove c'è stato un colpo di Stato.

Una serie di combinazioni che hanno provocato la dura reazione della leader di Fratelli d'Italia: "Così fanno i regimi, ma noi non siamo in un regime: vedere metodi che ricordano il Myanmar non promette bene".

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