Roma Varcare la soglia, e magari spingersi pure un po' oltre. Fdi arriva carica di ottimismo al voto per l'Europa. Dalle scorse politiche, la presidente Giorgia Meloni è riuscita a cucire addosso al proprio partito una identità precisa, evitando il rischio di appiattirsi su Matteo Salvini e restando se stessa, fuori dal governo e sotto la propria bandiera. Ora, rispetto al voto del 2014, Fratelli d'Italia punta ovviamente a superare quel 3,7 per cento che condannò Fdi a restare sotto la soglia di sbarramento del 4 per cento, col risultato di non poter mandare nessun rappresentante a Bruxelles. A questo giro i numeri dovrebbero essere più lusinghieri. C'è quel 4,4 per cento ottenuto alle politiche del 2018 che già di per sé lascia ben sperare, e inoltre i sondaggi danno il partito della Meloni in crescita, per quanto contenuta. Andare oltre il 5 per cento è possibile, il sogno è superare il 6 per cento, e poter così dare un senso numerico all'asse con la Lega. Fin qui Meloni e Salvini si sono spesso trovati d'accordo, ma se insieme arrivassero a essere una maggioranza, come la presidente ha esplicitamente auspicato, il gioco si farebbe divertente e per Fdi il consenso sarebbe una carta da giocare, poi, in casa, in ottica governo. La prospettiva della maggioranza in mano a un centrodestra asimmetrico, senza Forza Italia, appare, comunque, piuttosto remota.
Capolista, in tutte le circoscrizioni, è la Meloni, mentre tra le candidature spicca, oltre a quella del sociologo 90enne Francesco Alberoni e a quella di Caio Giulio Cesare Mussolini, pronipote di Benito e al centro di numerose polemiche «social», anche un manipolo di ex azzurri vecchi e nuovi: da Raffaele Fitto a Daniela Santanché fino all'ultimo acquisto, Elisabetta Gardini.
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