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Meno tagli e cassa integrazione. Ma c'è l'ombra degli aiuti di Stato

Il problema è il prestito: se non sarà a tassi di mercato, rischia di essere bocciato da Bruxelles. E c'è l'incognita del fatturato

Meno tagli e cassa integrazione. Ma c'è l'ombra degli aiuti di Stato

Pre-accordo e garanzia pubblica. E Alitalia, per ora, evita il commissariamento. Con l'intesa provvisoria varata tra azienda e sindacati e l'ufficiale discesa in campo di Invitalia, nel ruolo di garante pubblico, le banche socie hanno accettato di impegnarsi a livello finanziario per il rilancio della compagnia aerea.

Una sfida che si regge però, al momento, su un equilibrio sottilissimo dipendendo, di fatto, dall'esito del referendum tra i lavoratori. A mettersi di traverso potrebbero poi essere veti incrociati politico-sindacali.

A livello industriale, l'impresa appare tutt'altro che semplice. Il piano di Etihad prevede due miliardi di finanziamenti per tenere in vita Alitalia: 900 milioni saranno a carico dello stesso vettore di Abu Dhabi. Il resto, 1,1 miliardi, sarà suddiviso tra i soci italiani: Poste, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Circa 900 milioni sono sotto forma di capitale, in parte attraverso la trasformazione di crediti e obbligazioni in azioni. E la parte restante come nuovi prestiti e garanzie in caso di insuccesso del piano di rilancio. Secondo quanto si apprende, su questo ultimo punto sarà Invitalia, controllata al 100% dal ministero dell'Economia e delle Finanze, a scendere in campo coprendo metà del contingent equity da 400 milioni, il «cuscinetto finanziario» volto a tutelare il piano da possibili imprevisti.

Un salvagente fondamentale che avrebbe aiutato la trattativa che stava naufragando, ma che nei prossimi mesi potrebbe rivelarsi anche un pericoloso boomerang. «Questo intervento di Invitalia potrebbe essere considerato da Bruxelles come un aiuto di Stato ammonisce Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti all'Università Milano Bicocca, ricordando il caso analogo del 2008 e sottolineando che «come azienda privata Alitalia avrebbe dovuto trovare risorse private e non pubbliche. Se infatti il prestito Invitalia non avverrà ai tassi di mercato, che nel caso del vettore però sarebbero molto alti a causa della sua condizione finanziaria, Bruxelles potrebbe intervenire anche se, ovviamente non in tempi brevissimi». Un rischio che il governo è pronto forse a correre pur di scongiurare il commissariamento della compagnia in tempi brevi e forte del pre-accordo di giovedì notte, che ha di fatto scongiurato che l'azienda andasse in cortocircuito a livello finanziario.

L'intesa sui tagli raggiunta per ora prevede che siano coinvolti 1.700 lavoratori: 980 dipendenti a tempo indeterminato tra i dipendenti di terra, cui sarà garantita cassa integrazione straordinaria per due anni, più 140 esuberi nelle sedi estere e il mancato rinnovo di contratti a termine.

Si prevede poi un taglio medio dell'8% alla retribuzione di piloti e hostess e interventi operativi per ridurre il costo del lavoro. I nuovi assunti saranno pagati con il contratto Cityliner (molto più economico), sui voli a lungo raggio ci sarà un assistente di volo in meno e l'equipaggio avrà più compiti, i turni di riposo sono stati ridotti e gli scatti d'anzianità diventano triennali. Il taglio totale al costo del lavoro sarà quindi prossimo a 80 milioni l'anno.

Le misure su personale e stipendi sono meno drastiche rispetto alle ipotesi iniziali. Secondo il piano industriale, nel 2019 la riduzione dei costi dovrebbe arrivare a un miliardo.

La vera sfida è però la voce ricavi. Etihad punta di farli salire di 900 milioni (+30%) nel 2019 e del 50% nel 2021. Se non si centrerà questo obiettivo, la situazione di Alitalia rischia di tornare al punto di partenza e c'è chi si domanda se non sarebbe stato più conveniente un commissariamento. Conti alla mano, però, si evince che l'amministrazione straordinaria, secondo stime del Mef, sarebbe costata comunque molto di più ai contribuenti. Circa un miliardo di euro.

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