Quarantotto ore dopo aver mandato i Tornado a bombardare le roccaforti siriane del Califfato, Londra fa i conti con la paura. I rapporti dell'intelligence britannica e degli altri servizi europei parlano chiaro. Dopo Parigi toccherà a Londra. E così mentre a Berlino il Bundestag vota una guerra all'«italiana» combattuta con un aereo da rifornimento, sei Tornado senza bombe e una fregata tenuta al largo delle coste siriane, gli inglesi scoprono la paura. Dietro i timori di un'imminente vendetta del Califfato - simile a quella messa a segno nella capitale francese - ci sono almeno due elementi concreti. Al primo posto ci sono le segnalazioni di alcuni servizi segreti europei secondo cui i volontari della jihad partiti dall'Inghilterra per arruolarsi nello Stato Islamico hanno ricevuto l'ordine di rientrare e colpire sul suolo britannico. Una mossa simile a quella messa in atto la scorsa estate quando i combattenti d'origine francese vennero mobilitati dalla «direzione strategica» dell'organizzazione per colpire a Parigi. Senza contare gli almeno 400 «reduci», veterani dei fronti siriani, già rientrati in Inghilterra.A rendere più concreti i timori inglesi contribuisce l'arresto in Turchia di Aine Lesley Davis, un fuoriuscito dell'Isis d'origine britannica conosciuto come uno dei migliori amici e sodali di Jihadi John, il decapitatore degli ostaggi occidentali dato per morto in un bombardamento aereo il 12 novembre scorso. Il fermo di Davis, avvenuto in Turchia proprio alla vigilia del raid aereo in cui è stato ucciso l'amico tagliagole, è il frutto di una complessa operazione iniziata a Raqqa, la capitale siriana del Califfato. Un'operazione nel corso della quale gli 007 dell'MI6 britannico hanno «convinto» a collaborare i colleghi di Ankara. Davis, secondo i servizi inglesi, si preparava a rientrare in Gran Bretagna portando ordini e piani della «direzione strategica» dell'Isis per colpire la capitale inglese. Mentre il Regno Unito cerca da una parte di colpire lo Stato Islamico e, dall'altra, di mettersi al riparo dai suoi colpi, in Germania Angela Merkel lavora per ricostruire la sua immagine di leader risoluta e decisa. Un'immagine seriamente compromessa dalla deriva dello scorso settembre quando i suoi richiami ad un'«accoglienza senza limiti» alimentarono quella marea di migranti, senza nome e volto, a cui si sono mescolati alcuni dei terroristi entrati in azione a Parigi. Secondo quanto rivelato giovedì dai servizi segreti ungheresi qualche giorno prima del 15 settembre Salah Abdeslam, l'unico componente del commando di Parigi sfuggito fin qui alla cattura, sarebbe stato nella stazione di Budapest in compagnia di altri due complici arrivati poi nella capitale francese. Il terrorista, secondo l'intelligence ungherese, sarebbe arrivato nella stazione di Keleti per recuperare due presunti terroristi che si erano rifiutati di farsi identificare e si sarebbe allontanato insieme a loro subito dopo. Insomma proprio l'azione della Merkel, protagonista a settembre di durissime polemiche con il premier ungherese Viktor Orban colpevole di voler fermare e identificare i profughi siriani, avrebbe contribuito a facilitare l'arrivo a Parigi dei terroristi. In quei giorni - mentre la Merkel evocava una «accoglienza senza limiti», Viktor Orban protestava contro la «follia» d'un Europa pronta a piegarsi senza muovere un dito davanti a quella che definiva una vera invasione. Tre mesi dopo, la Merkel cerca di cancellare quegli scomodi ricordi indossando le vesti di valchiria della guerra al Califfato. Una valchiria a cavallo di Tornado senza bombe e di una fregata da tenere a debita distanza dalla Siria. Ma nell'Europa e nella Germania senza memoria è quanto basta. Vincere la guerra allo Stato Islamico in fondo non importa a nessuno. Quel che conta è rifarsi il trucco e risalire nei sondaggi. E la Merkel precipitata negli abissi dell'impopolarità dopo la deriva umanitaria di settembre sembra esserci riuscita.
Quei Tornado senza bombe e quella fregata le hanno già regalato 5 punti di gradimento, riportandola al 54 per cento di popolarità. Perché in fondo in quest'Europa quel che conta non è sconfiggere i terroristi, ma vincere le elezioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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