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Merkel kaputt

Colpa del rigore voluto a tutti i costi e imposto anche all'Italia. È ora di dire basta

Merkel kaputt

La maestrina Merkel finisce dietro la lavagna. La sua scellerata visione dell'economia europea sta inguaiando anche la locomotiva tedesca: per il secondo trimestre consecutivo il Pil della Germania non cresce e il Paese è sull'orlo della recessione. Idem sta accadendo in Francia. È la prova che il problema non è l'Italia, pure malconcia di suo, ma l'architettura monetaria ed economica pattuita in tempi che nonostante recenti appaiono oggi appartenere a un'altra era, tanto è cambiato nel frattempo il mondo. Altra prova? L'unico Paese del Vecchio continente a crescere in modo significativo (e a rivedere al rialzo le previsioni) è l'Inghilterra, il solo che non ha adottato l'euro e che ha quindi il pieno controllo della sua moneta e delle scelte in economia.

L'aiuto di cui Renzi ha bisogno, e di cui tanto si discute anche a sproposito in questi giorni, non è quindi tanto, o solo, sulle politiche interne ma soprattutto sul piano internazionale. La più grande porcheria fatta dalla sinistra italiana - lo abbiamo già scritto - è aver lasciato solo Berlusconi a combattere nei vertici europei, averlo attaccato, deriso e umiliato agli occhi dei partner quando era evidente a chiunque che l'uomo si stava battendo per cause giuste e fondamentali per l'Italia. Abbiamo perso anni, ma forse siamo ancora in tempo a dimostrare per la prima volta di essere un Paese serio e con le palle. Che non sono quelle di Renzi e neppure quelle di Berlusconi ma quelle di noi tutti. Qui non è questione di destra o sinistra, anche perché, da che mondo è mondo, l'unica ricetta che può aiutare lo sviluppo è quella liberale e Renzi ben lo sa tanto che ha deciso di appoggiarsi a Berlusconi e non a Vendola.

Può non piacere, sicuramente comporta danni collaterali, ma al liberismo non c'è alternativa. Dopo il fallimento del socialismo reale ora sta arrivando al capolinea anche l'illusione che le economie possano essere governate da tecnici e ragionieri, sia pur laureati nelle università più esclusive. Seguendo supinamente il rigore statalista della Merkel - che, non dimentichiamo, è cresciuta alla scuola della Germania dell'Est - abbiamo rinunciato al buon senso del padre di famiglia. I cui figli non moriranno mai per principio. E neppure per fame, a costo di violare regole stupide o di sostenere tesi politicamente scorrette secondo il comune sentire (che di solito è quello di chi ha la pancia già piena, come certa nostra sinistra, come la Merkel).

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