Angela Merkel contro Mario Draghi. O meglio, contro una visione della Bce in materie come la lotta contro la deflazione e a favore di maggiori margini di flessibilità di bilancio. E ora scende in campo anche Der Spiegel . Il settimanale tedesco (mai troppo distante dal governo e non certo filo-italiano) rivela che all'inizio della scorsa settimana sia la Cancelliera sia il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, avrebbero telefonato al presidente della Banca centrale europea. Obbiettivo, capire se Mario Draghi avesse o (...)
(...) meno cambiato idea.
Ovvero, se le sue frasi pronunciate al vertice di banchieri centrali di Jackson Hole rappresentassero o meno un'inversione di rotta rispetto al rigore di bilancio. Sulle montagne del Wyoming, il presidente della Bce aveva detto: «La flessibilità presente nelle norme europee potrebbe essere utilizzata per affrontare meglio la debole ripresa economica e per concedere margini per coprire i costi delle riforme strutturali». Una linea di condotta sposata in pieno da Renzi e da Hollande. Meno dalla Merkel. Draghi ha incontrato il presidente del Consiglio durante la pausa estiva e oggi vedrà a Parigi il presidente francese.
Il portavoce del governo tedesco ha smentito che la Cancelliera abbia «chiesto risposte» al banchiere centrale europeo: «Non corrisponde in nessun modo ai fatti». Tesi confermata anche dalla Bce. Durante la telefonata, sembra che i due abbiano affrontato temi quali il cambio euro-dollaro e abbiano esaminato i temi al centro del prossimo Ecofin informale, previsto a Milano.
Sullo sfondo, l'opposizione tedesca verso un maggior coordinamento europeo tra politiche fiscali e politiche monetarie. Vero e proprio «pallino» di Draghi. Nella sostanza il presidente della Bce da tempo sostiene che per uscire dalla crisi gli interventi della Bce non sono più sufficienti. Serve la collaborazione degli Stati e delle istituzioni europee. Per parte sua, la Banca centrale è pronta a stampare mille miliardi di euro (la prima tranche di 400 miliardi è attesa entro l'anno) per sostenere la crescita.
Ma occorre fare di più: magari sfruttando i margini di flessibilità previsti dai Trattati. «Il rischio di fare troppo poco - ha detto Draghi a Jackson Hole - è maggiore di quello di fare troppo». E giovedì è previsto il consiglio direttivo della Bce a Francoforte.
Una presa di posizione che la Germania non condivide. «La Bce non ha armi per combattere la deflazione», ha detto venerdì, a mercati aperti, Schaeuble. D'altra parte, la politica del rigore ha comportato chiari benefici all'economia reale tedesca. Fino allo scorso anno. Ora, anche la Germania ha smesso di fare la locomotiva continentale e la sua spinta s'è fermata. Malgrado questo, Berlino non deflette dalla sua politica di rigore.
C'è chi vede nelle «rivelazioni» di Der Spiegel anche l'estremo tentativo tedesco di boicottare la nomina di Pierre Moscovici a commissario europeo agli Affari economici e finanziari della nuova commissione Juncker. Ha già dovuto subire Mogherini a Mrs Pesc e il polacco Tusk a presidente del Consiglio europeo. Se il socialista francese prendesse il posto che è stato di Ollie Rehn nella commissione Barroso, la Germania perderebbe punti di riferimento.
Qualcun altro, invece, ridimensiona il caso a una lotta fra settimanali. Der Spiegel , fortemente nazionalista, non avrebbe sopportato l'idea che il Cancelliere tedesco possa essere messo sulla stessa barca (che affonda) con Renzi e Hollande, come ha fatto The Economist la settimana scorsa. Per di più con Mario Draghi come unico a sgottare.
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