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Mes, arriva la resa dei conti: un mese per trovare la quadra

Il 30 giugno la discussione in aula sulla ratifica. Le opposizioni in pressing. FdI e Lega restano scettici

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Il controverso Mes, o meglio la proposta di legge ratifica che l'Italia, unico tra gli Stati Ue, non ha ancora approvato, arriva in Aula alla Camera. E ci arriva su pressione delle opposizioni che nella capigruppo a Montecitorio riescono a strappare la calendarizzazione: discussione generale il 30 giugno. L'obiettivo è mettere all'angolo il governo su uno dei tavoli difficili con Bruxelles, che da tempo insiste perché Roma arrivi alla ratifica. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti aveva precisato che il congelamento del dossier «non è un ricatto« nei confronti della Commissione Ue. Ma sullo sfondo si incrociano diverse trattative aperte da Palazzo Chigi in Europa, con le richieste italiane sulla riforma del Patto di stabilità, in particolare sullo scorporo di alcune spese, e quella più delicata sul Pnrr, su cui si attendono le correzioni che vorrà apportare l'Italia. E del resto non è ancora arrivato il via libera alla terza rata di dicembre.

Il Mes è uno dei dossier su cui sono puntati i fari della Commissione anche perché l'Italia resta la sorvegliata speciale su debito e deficit. Il cosiddetto fondo salva stati, nella sua nuova versione - considerata ultimo tassello verso l'unione bancaria - avrà anche un ruolo nei salvataggi di banche in crisi, oltre a concedere assistenza finanziaria ai Paesi con un debito sostenibile ma che siano in difficoltà. Tutto in cambio di una rigorosa condizionalità e di un programma di aggiustamento macroeconomico sotto il controllo di Commissione, Fmi e Bce. La riforma introduce alcune novità principali: che si possa verificare che il Paese sia in grado di ripagare il prestito prima che venga concesso. Che il Mes monitori direttamente l'erogazione prima e lo sviluppo poi. Che le linee di credito precauzionali vengano concesse solo ai Paesi con i conti in ordine che stanno dunque passando solo un momento di difficoltà. «È un organismo intergovernativo che è servito ad affrontare la crisi del debito sovrano di alcuni Paesi - ha detto nei giorni scorsi il commissario Paolo Gentiloni - Nessuno pensa che l'Italia lo debba utilizzare. Ma ne va della reputazione di uno Stato» ratificarlo.

Le sensibilità però sono diverse all'interno della stessa maggioranza: FdI e Lega sono contrari e finora decisi a ritardarne l'approvazione. E la calendarizzazione per il capogruppo di Fdi Tommaso Foti, «è una velocizzazione che non aiuta», anzi. «Il governo sta lavorando per una trattativa con l'Ue per le modifiche necessarie alla riforma. L'anticipazione della discussione non facilita questa trattativa: si tratta di un errore che intralcia il lavoro dell'esecutivo». Del resto la stessa premier Meloni a dicembre aveva chiarito i motivi del no: «Le condizionalità sono troppo stringenti e il Mes è un creditore privilegiato, ovvero quando io prendo i soldi dal Mes è il primo a cui li devo restituire e questo comporta un problema sui titoli di stato, fa alzare i tassi. La domanda, prima di entrare nel dibattito sulla ratifica, è: possiamo renderlo utile?». Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha detto in questi giorni di non essere contrario, «ma se il regolamento non è sufficientemente europeista alcune riserve le abbiamo anche noi di Fi, che siamo favorevoli in teoria».

Posizioni ora alla prova dell'Aula.

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