Per mesi l'ex senatore è stato considerato un uomo chiave nella presunta trattativa con i boss

Roma Lino Jannuzzi regista della trattativa Stato-mafia? Un teorema fuori dai confini della realtà che qualcuno ha preso sul serio. Un'idea lanciata da Ciancimino Jr e raccolta al volo dalla procura di Caltanissetta, che a lungo, prima di cestinare tutto, ha ipotizzato che l'86enne giornalista avesse lavorato nell'area grigia tra istituzioni e criminalità. Ci credevano così tanto che a dicembre 2011 perquisirono la casa dell'ex senatore. Cercavano il «papello». E improbabili riscontri all'identificazione di Jannuzzi col «signor Franco», fantomatico agente di collegamento tra Stato e mafia frutto delle dichiarazioni di Massimo Ciancimino e identificato, alla fine, in un innocuo barista romano che si chiama in effetti Franco. «Giova evidenziare - scrivevano però gli investigatori - la compatibilità tra i riferimenti addotti dal Ciancimino sulla figura del signor Franco/Carlo, all'epoca della trattativa, con l'età anagrafica di Jannuzzi, la sua statura istituzionale, nonché l'accesso informativo cui poteva disporre, anche nell'ambito dell'attività giornalistica dallo stesso espletata».

Ma Jannuzzi l' Espresso , più che servirlo al bancone come il vero «signor Franco», lo ha cofondato con Eugenio Scalfari, e anche se di cose di Cosa nostra ha scritto da sempre, e spesso in tono apertamente polemico verso gli antimafiosi di mestiere, non ha mai indossato l'abito da 007 deviato in affari con la Cupola, ma solo quelli di giornalista e di politico. A casa sua gli investigatori spediti dalla procura nissena non trovarono pistole fumanti, al massimo qualcuno dei suoi inseparabili sigari. Tanto che la folle teoria è poi tramontata. A farla sorgere, spargendo olezzo di trattativa intorno a Jannuzzi, come detto era stato Ciancimino junior. Che, come ha scritto ieri il Tempo , aveva riferito di rapporti «intensissimi» tra il giornalista e suo padre, Don Vito, e di telefonate definite «inquietanti» tra lui stesso e Jannuzzi. Così, nel decreto di perquisizione, le toghe nissene scrissero che «Ciancimino (...) ha riferito in merito ai rapporti fra il padre Vito e Jannuzzi Raffaele, anche nel periodo della redazione del cosiddetto “papello”, nonché di un suo incontro con Iannuzzi a Parigi, pochi giorni prima della consegna all'autorità giudiziaria del documento». Ma dalle intercettazioni pubblicate ieri dal quotidiano romano emerge, come primo dato, che è Ciancimino a chiamare Jannuzzi, chiedendo di incontrarlo, e non il contrario. L'ultima telefonata tra i due è del 27 ottobre 2009, quando Jannuzzi e il figlio di «Don Vito» prendono accordi per un incontro nella casa romana del giornalista (quella poi perquisita) che non avverrà mai.

Ma Ciancimino jr negli stessi giorni parlando con altri giornalisti (Sandro Ruotolo e Lirio Abbate), ammanta le chiacchiere con Jannuzzi di significati oscuri, parla di una «telefonata inquietante», riferisce di «pressioni». Quanto basta perché Jannuzzi, per un bel po', si sia ritrovato l'identikit del «signor Franco» incollato addosso .

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica