
Dunque una nuova grande sorpresa rovescia la scena. "Giorno del giudizio", come si chiama questa operazione. Pochi secondi dopo che Hamas aveva rivendicato l'attentato all'autobus, gli F15 e 35 hanno compiuto la loro strada, e colpito a Doha la residenza della leadership di Hamas, da anni ospite del Qatar, con qualche trasferimento verso la Turchia. Il santuario delle mille finzioni, del lusso, della diplomazia, di al Jazeera è stato violato e non è un caso che il primo a dolersene pubblicamente e condannare sia stato l'Iran, che a sua volta aveva bombardato strutture militari americane in Qatar dopo l'attacco di Fordow.
Il Qatar è da anni il grande amico di Hamas, sue le valigie verdi piene di dollari con cui si sono costruite le gallerie della morte: la sua ideologia condivide le aspirazioni jihadistiche dei Fratelli Musulmani, che prescrivono l'odio verso l'infedele. Ma mentre Hamas lo pratica in pubblico, il Qatar accanto all'odio fa grande uso della taqiyya, la menzogna, pur di compiere la volontà del cielo. Che è quella di battere gli infedeli. Adesso il suo migliore ruolo in commedia era quello del mediatore nelle trattative per il rilascio degli ostaggi, ma la sua faccia più esposta, quella di al Jazeera, ha costruito le mille menzogne che hanno costruito un autentico ottavo fronte di guerra, quello della criminalizzazione di Israele, con le accuse di genocidio. Il programma per Israele era svincolarsi dallo stallo della trattativa come trappola che lega qualsiasi soluzione, anche quelle proposte da Trump, a lasciare di fatto che la sopravvivenza di Hamas e il suo potere nella Striscia restasse garantito in cambio di tutti o di parte dei rapiti. Era una linea ribadita mille volte dalla leadership residente a Doha, garantita dall'accoglienza miliardaria dell'emirato. Adesso, gli interlocutori cambieranno.
Gli Usa controllano il cielo del Qatar, là risiede la sua maggiore base militare nella zona: le notizie li danno in accordo se non in piena collaborazione con Israele e quindi anche con una predisposizione a rivedere la politica che nella zona l'ha sempre legata con il più pericoloso, oltre all'Iran, dei Paesi mediorientali, e il più inviso al fronte saudita e ai patti di Abramo. Trump potrebbe essersi stufato del boicottaggio della trattativa cui dimostra di tenere molto per concludere la guerra che vuole eliminata per il midterm.
Nel pomeriggio, anche se al Jazeera aveva provato a negare, la tv ha dovuto ammettere che non riusciva a collegarsi con nessuno dei protagonisti. Ed erano davvero tanti, tutto il gruppo dirigente: Halil el Hayya e Zaher Jabarin (collegamento con l'Iran) quasi di sicuro sono stati eliminati, ed erano i due punti di riferimento, eredi di Sinwar, programmatori del 7 ottobre, primi manipolatori delle vite dei rapiti. Se anche Muhammad Ismail Darwish, Musa Abu Marzuk, Husam Badrane e soprattutto Khaled Mashaal sono scomparsi dalla scena, certo l'accordo per la restituzione degli ostaggi dei giorni scorsi è cancellata, ma forse si apre una prospettiva diversa. Dopo l'uccisione di Sinwar ci fu una restituzione, adesso si può pensare a qualcosa di molto più largo.
Il Qatar naturalmente condanna l'accaduto, ma negli ultimi giorni anche in seguito a incontro bilaterali può darsi che anche Doha voglia intraprendere una strada libera dalla pesantissima presenza di Hamas. Di certo ancora le domande aperte sono più delle risposte.
Quello che è chiaro è che la linea di Israele per cui quello che è stato non accadrà di nuovo, si afferma di nuovo come è accaduto con Gaza, con Nasrallah, con l'Iran. Qualche giorno fa in visita al museo del 7 ottobre che sarà inaugurato fra poco, sullo scaffale dei libri delle nukbe primeggiava quello di Mashaal Odiare gli ebrei. C'era anche una versione in arabo del Mein Kampf.